Cina. Dal Forum Belt and Road una nuova idea di globalizzazione
Andrea Fais

xi(ASI) Ha preso il via oggi a Pechino il Forum Belt and Road, una due giorni interamente dedicata all'omonima iniziativa del Governo cinese per la ricostruzione in chiave moderna delle antiche direttrici terrestri e marittime della Via della Seta, alla presenza di circa 1.500 fra leader politici, rappresentanti istituzionali ed esperti, tra cui 29 capi di Stato o di governo, il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres, il presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim ed il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde.

Dopo il discorso inaugurale del presidente cinese Xi Jinping, gli interventi del presidente russo Vladimir Putin, del ministro tedesco dell'Economia Brigitte Zypries e del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan hanno esteso il peso degli interventi ad aree geografiche strategiche per l'iniziativa Belt and Road che, con la contemporanea presenza del cancelliere dello Scacchiere britannico Philip Hammond, dell'ex primo ministro francese Jean-Pierre Raffarin e di delegazioni governative provenienti da Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Corea del Nord, ha ottenuto un successo diplomatico senza precedenti recenti. Alla partecipazione attiva di leader già fortemente coinvolti nel progetto, come il kazako Nursultan Nazarbayev e l'uzbeko Shavkat Mirziyoyev, si sono aggiunte anche altre autorevoli figure dell'Europa centro-orientale, come il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il presidente ceco Miloš Zeman, da anni aperti al rafforzamento della cooperazione con la Cina.
 
Una globalizzazione dal sapore antico e sostenibile
Con il suo discorso di benvenuto agli ospiti stranieri, Xi Jinping ha fornito un quadro generale della visione che anima l'iniziativa, a cominciare dalla cultura e dal dialogo di civiltà, secondo uno «spirito di apertura e inclusione» che recupera quanto la Via della Seta aveva anticamente promosso, «abbracciando le valli del Nilo, del Tigri e dell'Eufrate, dell'Indo e del Gange, del Fiume Giallo e del Fiume Azzurro» e mettendo in connessione «i luoghi natali delle civiltà egizia, babilonese, indiana e cinese così come le terre del Buddhismo, del Cristianesimo e dell'Islam». «Le antiche città di Alma-Ata [oggi Almaty, ndt], Samarcanda e Chang'an [oggi Xi'an, ndt], i porti di Sur e di Guangzhou, l'Impero Romano, il Regno Partico e quello Kusana, così come le Dinastie Han e Tang in Cina - ha proseguito Xi - furono emblemi di una prosperità rafforzata dalle rotte della Via della Seta».
Richiamando la missione verso Occidente di Zhang, ambasciatore della Dinastia Han, nel II secolo a.C., le imprese navali compiute dall'ammiraglio Zheng He all'inizio del XV secolo, durante la Dinastia Ming, e i grandi viaggi esplorativi di Du Huan, Marco Polo e Ibn Battuta, Xi Jinping ha ribadito che lo spirito pionieristico ma pacifico del passato può rivivere oggi grazie all'iniziativa Belt and Road. Questi personaggi si ritagliarono, infatti, il loro posto nella storia umana, «non come conquistatori, a bordo di navi da guerra, con armi da fuoco o spade», ma piuttosto «come emissari amichevoli alla guida di carovane di cammelli o salpando su navi cariche di tesori», in secoli di cooperazione tra Oriente e Occidente.
Passando all'attualità, oltre agli investimenti e ai commerci, il presidente cinese ha elencato tutti gli sforzi compiuti da Pechino per avviare e consolidare i numerosi progetti di cooperazione di cui i Paesi posizionati lungo la nuova Via della Seta potranno beneficiare. Circa 14,5 miliardi di dollari saranno destinati ad irrobustire il Fondo per la Via della Seta, nei prossimi tre anni è previsto lo stanziamento complessivo di 8,7 miliardi di dollari destinato a progetti per il miglioramento della qualità della vita a favore dei Paesi e delle organizzazioni internazionali che partecipano all'iniziativa Belt and Road. Un miliardo di dollari andrà poi ad aggiungersi al Fondo di Assistenza per la Cooperazione Sud-Sud, circa 285 milioni in aiuti alimentari raggiungeranno le aree indigenti, 100 saranno i progetti per la riduzione della povertà ed altrettanti quelli legati alla sanità e alla riabilitazione.
Grande attenzione sarà inoltre riservata alla ricerca scientifica e alla sostenibilità: «Nei prossimi cinque anni - ha precisato Xi Jinping - la Cina offrirà 2.500 brevi soggiorni di ricerca a scienziati stranieri». In generale, l'impegno è quello di formare 5.000 tra ricercatori, ingegneri e manager provenienti dall'estero, ed avviare 50 centri di ricerca congiunti con i Paesi coinvolti nell'iniziativa Belt and Road per rafforzare la cooperazione in tema di innovazione. Il Paese asiatico creerà inoltre una «piattaforma di servizi big data dedicata alla protezione ambientale ed ecologica» e «propone la costruzione di una coalizione internazionale per lo sviluppo green lungo la cintura della Via della Seta».
 
 
Il rilancio del Mediterraneo
Per l'Italia è intervenuto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che ha definito l'iniziativa Belt and Road nei termini di «una grande occasione», aggiungendo che «collegare il Mar Cinese ed il Mediterraneo, l'Europa e l'Asia, non può che vederci protagonisti». Il premier ha ricordato che ci sono grandi infrastrutture da realizzare insieme nei Paesi collocati lungo le direttrici terrestri della nuova Via della Seta, così come grandi opportunità per i nostri porti sul versante marittimo. «Abbiamo un'offerta fortissima che viene anzitutto da Trieste e da Genova, ben collegati con il Nord Europa» e «abbiamo Venezia, luogo-simbolo culturale e turistico», ha ricordato Gentiloni. Tuttavia, secondo il nostro capo di Governo, la capacità portuale di base in Italia c'è già e non sono necessari molti altri interventi.
Il consorzio aziendale italo-cinese 4C3, che ha presentato il progetto per la realizzazione di un nuovo hub a Venezia, dopo i primi accordi con le autorità comunali e portuali del capoluogo veneto, resta in attesa del definitivo benestare di Palazzo Chigi, ma la visita a Pechino del presidente Sergio Mattarella nel febbraio scorso e le parole odierne di Gentiloni fanno pensare che l'Italia ritenga di trovarsi davvero dinnanzi ad un'opportunità storica, di grande impatto economico, di fronte alla considerazione per il nostro Paese, più volte rimarcata da una potenza come la Cina, nell'ottica di un più vasto rilancio dell'Europa mediterranea.
Atteso era infatti l'intervento di Alexis Tsipras che, tra mille difficoltà, sta cercando di traghettare la Grecia nel tempestoso mare della crisi, tra i sostanziosi impegni assunti verso i creditori internazionali ed i tentativi di ricostruire il sistema produttivo ed infrastrutturale del Paese, a cominciare dalla modernizzazione del Porto del Pireo, su cui la Cina sta già lavorando da tempo. Secondo il primo ministro greco, «l'iniziativa Belt and Road è importante e contribuisce alla connettività in materia di energia, commercio, trasporti e reti attraverso il mondo».
Nel progetto originale, presentato ormai oltre tre anni fa dal governo cinese, proprio Venezia ed Atene rappresentano due snodi nevralgici, andando a costituire l'ultimo tratto della Via della Seta Marittima del XXI secolo - questo il nome della direttrice navale proveniente dall'Africa Orientale via Mar Rosso - che, proprio all'altezza della città lagunare, dovrà congiungersi con la Cintura Economica della Via della Seta, cioè con il tracciato terrestre proveniente da Russia e Polonia via Rotterdam e Duisburg.
L'ampiezza dei progetti infrastrutturali, logistici e commerciali potrebbe essere dunque la chiave di volta per trasformare il Mediterraneo in un mare più redditizio e più sicuro per un futuro che torni finalmente a vederlo quale scenario di sviluppo e non di emigrazione, traffici umani e fuga dall'indigenza.
 
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

 

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