Scrittori italiani in Iran, come se niente fosse…
nopenamorte(ASI) Genova, 1 maggio 2017 - "Uno scrittore, un intellettuale, un sostenitore della libertà e dei diritti umani non dovrebbe partecipare al Festival della Letteratura a Teheran, in Iran (dal 3 al 13 maggio). Oppure dovrebbe prendervi parte per manifestare dissenso verso la carcerazione, la tortura, la condanna a morte di tanti liberi pensatori, dissidenti, omosessuali. Verso la repressione dei poeti e degli scrittori che non si piegano all’arroganza e alla violenza del potere. L’Italia, invece, sostenuta dal governo attuale, partecipa con alcuni nomi famosi della nostra letteratura, appoggiati dalle nostre istituzioni, come se niente fosse. Come se i diritti umani non venissero annichiliti nel terrore e nel sangue ogni giorno, nella Repubblica Islamica dell'Iran.
E' una cosa molto grave. Il governo e gli autori italiani legittimano un regime che viola ogni diritto umano. La Fiera del libro per bambini di Bologna è a sua volta presente e non certo per chiedere la fine delle esecuzioni di minorenni nel paese. I quotidiani e le tv nazionali italiane esaltano quest'iniziativa, che vede per la prima volta la cultura di un paese democratico manifestare complicità verso istituzioni che compiono ogni sorta di atrocità. Non è questa la BELLEZZA dell'Italia!"
Roberto Malini - Genova
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