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Economia. L’export umbro decolla nei primi 9 mesi del 2011 e Perugia vola.

(ASI) Analizzando i dati cumulati della bilancia commerciale del 3° trimestre 2011 si evidenzia che le esportazioni italiane sono cresciute del 13,5 % rispetto ai primi nove mesi del 2010, attestandosi a 279,7 miliardi di euro, mentre l’import è cresciuto del 13,2 %, portandosi a 302,8 miliardi di euro.



Contemporaneamente il deficit della bilancia commerciale nazionale è peggiorato da 21,1 miliardi di euro del periodo Gennaio-Settembre 2010 a 23,1 nel 2011(+9,9%).

L’export dell’Umbria registra un aumento di un punto e mezzo più alto della media Italia, con un incremento del 14,9 % sullo stesso periodo del 2010, raggiungendo 2.655,1 milioni di euro, pari allo 0,9% del dato nazionale.

Le importazioni umbre sono invece cresciute del 12,2% (un punto in meno della media nazionale) attestandosi a 2.120,0 milioni di euro e il saldo attivo della bilancia commerciale regionale è aumentato da 422,4 milioni di euro dei primi nove mesi del 2010 a 535,5 nel 2011. L’Umbria resta quindi una regione virtuosa, con un surplus nel suo interscambio con l’estero, pur seguitando a rappresentare un a quota troppo modesta (0,9%) dell’export nazionale.

Analizzando i dati delle due province, Perugia registra un incremento dell’export molto positivo (+20,3%) con una crescita dell’import del 19,9%, il saldo attivo sale a 504,6 milioni di euro, con una performance eccellente: 21.3% di aumento sul corrispondente periodo 2010.

L’export di Terni è cresciuto solo del 7,4% mentre l’import è aumentato del 4,9% ed il saldo attivo è cresciuto, passando da 6,4 a 30,8 milioni di euro.

Nei media e nei convegni tutti parlano di internazionalizzazione, ma l’internazionalizzazione richiede prima di tutto una vocazione da parte dell’imprenditore, poi una visione strategica, un’efficace attività di pianificazione, un’adeguata struttura organizzativa ed un attività di indirizzo, di accompagnamento e di assistenza tecnica da parte delle Istituzioni, perché la promozione della propria azienda e dei propri prodotti va inserita all’interno di quella del Made in Italy e poi del Made in Umbria.

L’internazionalizzazione, per una regione, come per ogni impresa, non è tutto, ma va inquadrata all’interno di una visione. In Umbria dobbiamo ripensare, rielaborare una visione, per ridare una missione alla nostra regione, alle nostra comunità, ai nostri giovani, in particolare, volando alto, per riposizionare l’Umbria in Italia e sui mercati internazionali valorizzando le tante eccellenze e le potenzialità inespresse. E’ questa un’attività strategica che deve precedere e indirizzare qualsiasi azione di programmazione economica, inclusa la promozione dell’internazionalizzazione.

Dalle colonne de La Voce lo scorso 5 agosto in un articolo dal titolo: “Il governo sopprime l’ICE, gli imprenditori si arrangino” scrivevamo: “La decisione perentoria del Governo è quindi inopportuna, incomprensibile e ingiustificata e porterà notevoli danni alle imprese già coinvolte in progetti in corso, o che avevano previsto di aderire alle iniziative inserite nel piano promozionale dell’Istituto nei prossimi mesi”.

Per le imprese umbre rimane la speranza che il nuovo Centro Estero Umbria, ora U.T.A., Umbria Trade Agency, partecipato dalla Regione Umbria e dalle Camere di Commercio di Perugia e di Terni, sotto l’eccellente guida del Presidente Gianluigi Angelantoni e del Direttore Massimiliano Tremiterra, possa supportare maggiormente le PMI della nostra regione nelle loro attività sui mercati esteri, dovendo sopperire anche alla chiusura dell’ufficio ICE di Perugia.

Il governo Monti ha deciso la riapertura dell’ICE seppure con un organico ridotto, tagliando soprattutto le sedi in Italia, quindi, visto che le imprese umbre anche in questo difficile scenario macro-economico hanno fatto egregiamente la loro parte incrementando l’export, sarebbe opportuna una maggiore dotazione di risorse finanziarie ed umane del Centro Estero dell’Umbria, per consentire la pianificazione e la realizzazione di azioni strategiche e coordinate che vada oltre le attività promozionali tradizionali, che coprono oggi gran parte del budget di Umbria Trade Agency.

Solo così il “Made in Umbria” potrà tentare di perseguire a medio termine l’obiettivo di eguagliare il peso dell’export sul totale nazionale a quello del PIL: 1,4%: mancano ben 0,5 punti, ma se facciamo sistema, ce la possiamo fare: Yes, we can!

 

 

 
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