Istat: pubblicati i dati economici delle imprese italiane dell'industria e dei servizi con riferimento all'anno 2015

(ASI) - L’Istat ha oggi diffuso una stima delle principali variabili di conto economico delle imprese dell’industria e dei servizi in Italia, con riferimento all'anno 2015; questo quadro verrà aggiornato annualmente.

 

I nuovi dati e indicatori territoriali sono elaborati a partire dalla stima delle principali variabili di conto economico per ciascuna delle unità locali delle imprese industriali e dei servizi non finanziari residenti sul territorio nazionale (oltre 4,7 milioni di unità) consentendo così una flessibilità in termini di schemi di classificazione e dettaglio di analisi.

Quasi la metà del valore aggiunto nazionale è realizzato nei sistemi locali del lavoro urbani (49,8%), in cui risiede il 45,9% delle unità locali attive.
La produttività apparente del lavoro nell’industria e nei servizi non finanziari è massima nei 5 sistemi urbani ad alta specializzazione (59,4 mila euro per addetto), elevata nei sistemi della fabbricazione di macchine (47,4 mila euro), della petrolchimica e della farmaceutica (47,3 mila euro) mentre registra il valore più basso nei sistemi agricoli (28,8 mila euro). In Italia la produttività arriva a livelli complessivamente medio-alti.

A livello comunale, Milano è al primo posto come contributo al valore aggiunto nazionale dell’industria e dei servizi non finanziari, con oltre 52 miliardi di euro (7,3% del totale), seguito da Roma con 51,8 miliardi (7,2%); troviamo successivamente Torino, Genova e Napoli, (rispettivamente 2,1%, 1,5% e 1,3% del valore aggiunto italiano). Nei servizi, si conferma, per le prime cinque posizioni, la graduatoria già osservata in precedenza; degna di nota l’ascesa, tra i comuni del Mezzogiorno, di Palermo, in decima posizione con 3,9 miliardi di euro di valore aggiunto, e di Bari, in dodicesima con 2,9 miliardi.

 Milano si conferma anche al primo posto nella graduatoria della produttività apparente del lavoro: il valore medio supera di una volta e mezzo la media italiana. Seguono Bolzano/Bozen (68,9 mila euro), Siena e Brindisi, unico comune del Mezzogiorno ai primi posti (58,2 mila euro per addetto). Roma è quinta in graduatoria (57,1 mila euro per addetto). Nella parte bassa della graduatoria si concentrano i comuni capoluogo del Sud e delle Isole e alcuni capoluoghi del Centro (Fermo, Rieti, Viterbo, Grosseto, Prato, Macerata, Pistoia); le prime eccezioni, dell’area settentrionale, sono i comuni di Rimini (al 78esimo posto con un numero indice pari a 79,5) e di Aosta (al 74esimo con 81,8). Guardando alla totalità dei comuni, al di là dello sbilanciamento della distribuzione dei valori di produttività del lavoro a favore dell’area settentrionale del Paese, è possibile identificare alcune zone di particolare interesse. Al Centro, il Comune di Pomezia, caratterizzato dalla presenza di una forte concentrazione di attività produttive legate a grandi gruppi multinazionali, si distingue per un risultato economico rilevante in termini sia di valore aggiunto (1,8 miliardi) sia di produttività (58,2 mila); altrettanto significativo il dato relativo al Comune di Fiumicino che, soprattutto in virtù della presenza dello scalo aeroportuale, fa registrare 1,7 miliardi di valore aggiunto con una produttività di quasi 48 mila euro. Nell’area meridionale, si evidenzia un polo di unità manifatturiere che fanno a capo ai Comuni di Melfi e Foggia.

Emerge inoltre che in alcune regioni la produttività media del lavoro delle unità locali di medie dimensioni (50-249 addetti) risulta più elevata di quella delle unità locali di dimensione maggiore (250 addetti ed oltre) È il caso di Liguria, Umbria, Puglia, Calabria, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Trento. In particolare, in Calabria la produttività delle medie imprese supera del 40% quella delle imprese più grandi.

Nel 2015 i sistemi del Made in Italy registrano complessivamente livelli di produttività medio-alti, in particolare i sistemi locali della fabbricazione di macchine (23 sistemi su 35) di Emilia-Romagna (9), Lombardia (5) e Veneto (5), i sistemi del legno e del mobile (12 su 31) di Veneto (7) e Friuli-Venezia Giulia (3), i sistemi dei gioielli, occhiali e strumenti musicali (5 su 10, tutti localizzati in Veneto).
Meno produttivi i sistemi dell’agro alimentare ma con punte di rilievo: in 9 su 53 hanno valori alti e, di questi, 4 sono in Emilia-Romagna. Come atteso, valori di produttività alti si riscontrano nella metà dei sistemi della manifattura pesante (43 su 85), principalmente localizzati nel Nord-Ovest (37), in particolare nei sistemi locali della produzione e lavorazione dei metalli (spicca il distretto industriale di Vestone, in Lombardia, specializzato nella metallurgia) e nei sistemi della petrolchimica e farmaceutica (primo tra tutti il distretto di Sannazzaro de' Burgondi, in Lombardia, specializzato nell’industria chimica, petrolchimica, prodotti in gomma e materie plastiche). Tra i sistemi non manifatturieri, i sistemi turistici con produttività più elevata risultano principalmente localizzati nelle Province Autonome di Trento e Bolzano/Bozen (11 su 15) mentre 21 sono distribuiti nel Centro-Nord e con la presenza di un sistema al centro e tre sistemi al Sud.

A livello regionale infine, il confronto tra le stime territoriali, mostra che oltre il 60% del valore aggiunto nazionale è prodotto nelle regioni del Nord (37,5% nel Nord-ovest e 25,2% nel Nord-est), da circa 2,3 milioni di unità locali (50,3% del totale Italia). Seguono il Centro con il 20,5% del valore aggiunto (21,5% delle unità locali) e il Mezzogiorno con il 16,9% (27,8% delle unità locali). In termini assoluti spiccano la Lombardia (187,0 miliardi di valore aggiunto), il Veneto (74,5 miliardi), il Lazio (73,1 miliardi) e l’Emilia-Romagna (72,1 miliardi). Per contro le Regioni che fanno registrare i valori più contenuti sono la Valle d’Aosta (1,7 miliardi), il Molise (1,7 miliardi) e la Basilicata (4,2 miliardi).

 

 

 

Claudia Piagnani - Agenzia Stampa Italia

 

 
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