Obesità quando il corpo diventa una prigione

(ASI) Strumento complesso la mente umana, così evoluta ma al contempo suscettibile alle influenze esterne, soprattutto quando alla base c’è insicurezza e paura del giudizio altrui.

Sempre più spesso le persone cercano di rientrare nei canoni di bellezza che la società impone, sempre più esigenti, sempre più difficili da raggiungere talvolta quasi impossibili da riuscire a sostenere. Eppure c’è chi passa la vita a fare diete, attività sportive e sacrifici, anche e soprattutto a livello economico pur di restare al passo con le tendenze, tendenze che portano ogni giorno all’emarginazione di chi invece è in sovrappeso, scatenando in queste persone moltissimi interrogativi e paure portandoli a rifugiarsi nel cibo perché solo li trovano appagamento e consolazione. Una persona obesa non solo fatica più di altri anche per fare la cosa più semplice come allacciarsi le scarpe o camminare o ancora vestirsi, ma trova ostacoli di fronte a se anche per rapportarsi con gli altri, arrivando al punto di non andare al mare per paura di farsi vedere in costume oppure vestire sempre con colori scuri per non dare nell’occhio; fino a quando stanco di trovare ogni tipo di modo per evitare di essere giudicati si decide di chiudersi in casa e affogare nel proprio dolore e trovare consolazione nel solo amico che invece non ci giudica ma ci conforta, il cibo; il dato allarmante però è che negli ultimi vent’anni si sta espandendo a macchia d’olio l’obesità infantile, estremamente pericolosa, non solo sotto un profilo di salute ma anche sotto un aspetto psicologico, nelle scuole dove si dovrebbe imparare la tolleranza e il rispetto delle persone e delle condizioni altrui sempre più bambini vengono vessati, umiliati e violentati mentalmente a causa di una povertà di sensibilità e rispetto, che provoca in loro umiliazione e disagio nel rapportarsi con gli altri; così da andare a provocare paradossalmente l’effetto inverso, ovvero portare questi bambini a rifugiarsi nel cibo ancora di più, creando così un circolo vizioso dal quale difficilmente si riesce ad uscire.

 

Di solito le persone in sovrappeso si sentono come chiuse in una prigione, non si parla di una cella con tre mura e una fitta grata di ferro, ma di un corpo che non permette loro di esprimere la propria personalità a pieno, che non permette loro di vivere una vita normale, anche le cose più semplici fanno male, come le sedie coi braccioli nelle sale d’attesa, sedie dove ci siede malapena una persona magra figurarsi chi ha qualche chilo di più, negli autobus i seggiolini sono sempre più stretti per risparmiare spazio, e le sedie di plastica spesso si spaccano, perciò chi per un motivo o per l’altro è più prosperoso di altri, ogni giorno non deve solo fare i conti con se stesso al mattino davanti allo specchio, ma deve anche varcare la soglia di casa sapendo che solo un passo lo divide da un mondo che è sempre meno sensibile e tollerante, ma sopra ogni altra cosa spazioso abbastanza per chi non rientra nei canoni che la società ha stabilito, ecco perché l’obesità non va criticata, ma combattuta con lo strumento più efficace di tutti, la comprensione e il dialogo con quanti soffrono per questo problema.

 

 

Erika Cesari - Agenzia Stampa Italia

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