Terni. Alfredo Innocenzi e le edicole votive

edicolevotive1(ASI) Terni - Nell'ambito della mostra su Alfredo Innocenzi organizzata dalle associazioni Il Punto e Tempus Vitae, inaugurata la scorsa settimana nel Museo Diocesano e Capitolare di Terni, sarà organizzato per Sabato 17 dicembre alle ore 16,30 l’incontro dal titolo: “Alfredo Innocenzi e le edicole votive”, dove interverranno Domenico Cialfi (Presidente Associazione Il Punto), Marco Grilli ( Referente Cultura Associazione Tempus Vitae) ed Edoardo Desiderio (Giornalista Agenzia Stampa Italia).

Durante l’incontro, verrà presentato il libro: “Le edicole Votive nel comune di Terni. Arte, storia, tradizione e credenza di una usanza popolare” dell'Associazione di Promozione Sociale Tempus Vitae a cura di Marco Grilli.

A distanza di oltre 40 anni Terni rende omaggio ad Alfredo Innocenzi, poliedrica figura di scultore, pittore, disegnatore e architetto, nato a Terni nel 1909.

“Invenzione di forme e deformazioni. Dagli empiti futuristi degli anni ’30 alla ricostruzione della città di Terni”, è questo il titolo della mostra, a cura di Domenico Cialfi e Marco Grilli che è stata inaugurata il 4 dicembre scorso e sarà aperta fino al 5 febbraio 2017 al Museo Diocesano e Capitolare di Terni.

Alfredo Innocenzi, nasce a Terni nel 1909 e riceve la prima formazione artistica nella Scuola Industriale “Benedetto Brin” di Terni (sezione ebanisti), sotto la guida dello scultore di impronta accademica e classicheggiante Tommaso Illuminati. Diplomatasi nel 1928, per rifinire la sua preparazione si iscrive al Museo Industriale di Roma, dove segue, fino al 1932, gli insegnamenti di valenti artisti, come Giulio Rosso e Ferruccio Ferrazzi per la pittura, Giovanni Prini per la scultura, chiamati a innovare con la loro arte, proprio in quegli anni, i corsi dell’istituzione formativa romana sotto l’accorta direzione del critico e storico dell’arte, designato per rilanciare il Museo Industriale proprio nel 1928, Roberto Papini, il quale incentra il processo di insegnamento/apprendimento sull’architettura moderna. Nella capitale il giovane Innocenzi si accosta al futurismo, aderendo alla compagine del “Blocco dei Futursimultanisti” guidati dal giornalista, scrittore e declamatore Ettore G. Mattia, di cui fanno parte artisti romani e marchigiani di F.T. Marinetti, capo riconosciuto dell’avanguardia storica italiana, che lo presenta in alcune serate e mostre romane.

Rientrato a Terni, si mette in evidenza in alcune Sindacali umbre e mostre cittadine. Sempre in questi anni decora in stile futurista alcuni locali dell’ONB (distrutti) e collabora con scritti inneggianti al futurismo, ma anche con disegni e sintesi allegoriche, di impronta sempre futurista, al settimanale dei Fasci di combattimento locali “Acciaio”. Tutto ciò fino alla partenza come volontario nella guerra per la conquista dell’Abissinia (1935). In Africa orientale resta per molti anni, con qualche Sindacale umbra (1938), ma anche in colonia ha modo di mettere in evidenza le sue doti artistiche, con progettazioni di monumenti, realizzandone alcuni di chiaro segno razional-futurista (monumenti per la marcia su Gondar, 1938). Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, assiste al rapido dissolversi dell’impero (primavera del 1941).Prigioniero degli inglesi in Kenia, godrà di una certa libertà, realizzando sculture, arredi e decorazioni di interni per inglesi residenti stabilmente o temporaneamente nella colonia. Rientrato, dopo una lunga prigionia, nella sua città natale (1947), apre un “Laboratorio di Arte Plastica e Decorazione”, mentre il suo indirizzo artistico sta mutando con una certa rapidità, anche se alcune ascendenze futuriste saranno sempre riconoscibili anche nel proseguo del suo cammino artistico e partecipa ad alcuni concorsi nazionali per opere scultoree, imponendosi (La predicazione di Cristo, Città del Vaticano, 1950). Grazie alle sue abilità artistiche, Innocenzi consolida ben presto in bassa Umbria un vasto platfond di mercato sia per busti e monumenti commemorativi, che per l’erezione di tombe e cappelle al Cimitero monumentale di Terni, Narni e Collescipoli che, eseguite con l’ottica di soddisfare i committenti, non di rado appaiono pregevoli, talvolta non scontate, sia per la parte architettonica che per quella scultorea e decorativa. Partecipa, inoltre, alla ricostruzione post-bellica della città con suoi manufatti artistici, soprattutto quando riesce a stabilire proficue collaborazioni con gli impresari locali, la prima e la più duratura quella con Italo Taddei, erede con fratello di una prestigiosa ditta di costruzioni, che si avvarrà della sua arte per adornare ingressi e androni di molti palazzi fino agli avanzati anni ’60, così come di rifinire con decorazioni plastiche e pittoriche residenze private di pregio, di cui cura l’arredo e l’ambientazione (palazzina Taddei, 1955, Terni).Alla fine degli anni ’60, amplia la sua gamma espressiva, dandosi con più insistenza anche alla pittura, comunque da sempre praticata, e aumentando la sua presenza in mostre (sia collettive che personali) a Terni, in Umbria e nella capitale, e in molte città italiane sia del sud (Potenza, Foggia, Catania) che del nord Italia (Milano, Pavia, Brescia, ecc.).Nel 1973, realizza anche il suo sogno di esporre a Parigi, considerata da sempre la culla dell’arte moderna. Si spegne per un attacco cardiaco, a Lumezzane di Brescia, nel novembre del 1974, mentre era in corso la sua ennesima personale nell’area bresciana.


Redazione Agenzia Stampa Italia

 

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