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Teatro. Prima italiana - Franco Branciaroli, Lucia Lavia, David Coco, Loredana Solfizi in "IFIGENIA" DI MIRCEA ELIADE, regia Gianpiero Borgia

 
PRIMA ITALIANA: IL MITO DI IFIGENIA SECONDO MIRCEA ELIADE


Il nuovo allestimento è una coproduzione Teatro Stabile Catania, Teatro dei Borgia, Napoli Teatro Festival

Regia Gianpiero Borgia, interpreti principali Franco Branciaroli, Lucia Lavia, David Coco, Loredana Solfizi




(ASI) Catania – L’inadeguatezza dell’Uomo a confrontarsi con il Sacro, l’Eterno. Mircea Eliade, il più grande storico delle religioni, riprende in questa chiave esistenziale il mito trattato da Euripide in Ifigenia in Aulide. E nel farlo, lo studioso rumeno ci consegna il suo lavoro teatrale più bello, Iphigenia appunto, in cui è evidente il passaggio dalla tragedia classica al dramma contemporaneo.

Il testo, nella traduzione di Horia Corneliu Cicortas, viene ora rappresentato per la prima volta in Italia grazie alla coproduzione realizzata da Teatro Stabile di Catania, Teatro dei Borgia, Napoli Teatro Festival, in collaborazione con l'Ambasciata di Romania. Lo spettacolo sarà in scena al Teatro greco-romano di Catania dal 26 giugno al 4 luglio, a conclusione della stagione dedicata dal direttore dello Stabile etneo Giuseppe Dipasquale all’universo femminile e significativamente intitolata “Donne, l’altra metà del cielo”.

L’allestimento è affidato ad un cast di prestigio. Gianpiero Borgia firma la regia, Massimo Alvisi le scene, Dora Argento i costumi. Le musiche originali sono di Papaceccio MMC & Francesco Cespo Santalucia, le luci di Franco Buzzanca. Interpreti principali: Franco Branciaroli (Agamennone), Lucia Lavia (nel ruolo del titolo), David Coco (Achille), Loredana Solfizi (Clitennestra), affiancati da Christian Di Domenico, Salvo Disca, Giovanni Guardiano, Daniele Nuccetelli, Elisabetta Mossa, Nicola Vero, e ancora Marina La Placa, Ramona Polizzi, Lucia Portale, Giorgia Sunseri.

Iphifigenia vede la luce nel 1939. Negli stessi anni Eliade riflette sul mito rumeno per antonomasia nei Commenti alla leggenda di Mastro Manole, dedicati al tema del “sacrificio di costruzione”, secondo l’antichissima teoria della creazione attraverso la morte rituale. Eliade mostra come tale rituale sia ampiamente diffuso nelle culture eurasiatiche ed indica come esemplare la sorte della figlia di Agamennone, immolata quale sacrificio propiziatore per la vittoria. In questa visione nasce l’ispirazione di Iphigenia, rappresentata a Bucarest nel 1941 e pubblicata nel 1951 in Argentina: nella prefazione l'Autore accosta la morte dell’eroina a quella della sposa di Manole. «Ifigenia - scrive - acquisisce un "corpo di gloria" che è la stessa guerra, la stessa vittoria; vive in questa spedizione, proprio come la moglie di Mastro Manole vive nel corpo di pietra e calce del monastero».

Ed è ancora Eliade, nella stessa prefazione, a guidarci verso le due categorie filosofiche in campo, le due forze che, condizionando gli uomini, si scagliano l'una contro l'altra: Chronos, il tempo finito, biografico, e Aiòn, il Grande Tempo, l'Eternità.

Osserva il regista Giampiero Borgia: «Un mito può essere sempre raccontato senza mai diventare anacronistico. Appartiene all’eternità. Eliade ne fa una storia di uomini, narra cosa accade loro quando incontrano il Sacro e l'Eterno, spostando il fronte dalla “tragedia” al “dramma”. Agamennone, il Grande Stratega, è reso inetto dal prezzo che il suo desiderio di eternità gli impone di pagare. Achille, simbolo della gloria immortale, si trova privo di questo slancio a causa di un amore terreno. Così sarà proprio Ifigenia, incompresa nel suo desiderio di morte, a ritrovarsi foriera di una sensibilità che si apre su un altro mondo del quale si fa interprete e indovina. Questa è soprattutto la storia del percorso di Ifigenia verso l'eternità, verso Aiòn, che con la sua forza erode il finito Chronos».

Se il dramma antico ha avuto sempre una funzione di pedagogia morale, Eliade ci racconta dunque l’inadeguatezza dell’uomo dinnanzi al sacro, ci porta a una riflessione etica.

«Le categorie chiamate in causa – evidenzia Borgia – paiono sideralmente lontane dalla vita odierna: Sacro, Destino, Sacrificio, Gloria, Onore. Questioni troppo grandi che l’Uomo contemporaneo relega in ambiti marginali, salvo poi scoprirsi impreparato innanzi a scelte etiche che richiedono un sistema valoriale adeguato. Eppure, non accade così per tutti gli uomini contemporanei. La nostra sensibilità relativista di uomini occidentali coesiste, in una lontananza geografica e ideologica, con le sensibilità di società nelle quali il confronto con queste categorie è parte fondante della comunità. È tra le loro genti che la dimensione sacra non conosce giustapposizioni di sorta e ci permette di dare profondità e credibilità alla vicenda».

Da qui la peculiare scelta dell’ambientazione scenica. «Il materiale narrativo – conclude Borgia – sembra quello di una favola orientale. Gli eroi delle fiabe come gli eroi della mitologia sono archetipi, veri in ogni contesto e onnipossenti, ma ognuno ha un destino da compiere, che è parabola e insegnamento e che lo conduce, attraverso mille ostacoli, al coronamento della propria esistenza. La cifra stilistica è il racconto in terza persona, la potente trasmissione orale che permette la compresenza di almeno due dimensioni del tempo: quello immaginario, mitico, atemporale della storia narrata, e quello presente, reale e oggettivo del narratore. Lo stesso paradosso su cui Eliade struttura la sua Ifigenia: il conflitto tra Chronos e Aiòn. Lo spettacolo ricreerà un mondo fiabesco dal sapore orientale, un’Aulide immaginaria che strizza l’occhio a quell’India-cliché che i nostri paraocchi da relativisti occidentali riescono a vedere, tuttavia così magica e spirituale da rendere possibile un mondo abitato da figure straordinarie, che conservano la nostra umana vulnerabilità, ma hanno il coraggio o forse la necessaria naïveté per confrontarsi con temi etici assoluti».


Stagione 2011-2012 Catania.

Teatro greco-romano, dal 26 giugno al 4 luglio 2012 prima italiana.

IFIGENIA  di Mircea Eliade     


traduzione
Horia Corneliu Cicortas


regia
Gianpiero Borgia

scene Massimo Alvisi

costumi Dora Argento

musiche originali Papaceccio MMC & Francesco Cespo Santalucia

luci Franco Buzzanca

con Franco Branciaroli, Lucia Lavia, David Coco, Loredana Solfizi

Christian Di Domenico, Salvo Disca, Giovanni Guardiano, Daniele Nuccetelli, Elisabetta Mossa, Nicola Vero

Marina La Placa, Ramona Polizzi, Lucia Portale, Giorgia Sunseri

produzione Teatro Stabile di Catania - Teatro dei Borgia - Napoli Teatro Festival

in collaborazione con l'Ambasciata di Romania


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