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Storia degli americani che credettero a Stalin

(ASI) "Gli operai americani della fabbrica di trattori di Ch'arkov si stanno allenando per partecipare al campionato di baseball dei lavoratori". Operai americani? Baseball? Quale il nesso tra lo sport USA per eccellenza e la celebre azienda ucraina di Ch'arkov?

Leggendo queste righe qualche cinefilo ripenserà ad Alba Rossa di John Milius, pellicola del 1984 che propone una improbabile invasione degli States da parte di Urss, Cuba e Nicaragua.
Tim Tzouliadis ne I dimenticati (Longanesi,  pp. 510, euro 30) recupera dai meandri della storia una vicenda che ha dell'incredibile, un american dream alla rovescia che condurrà migliaia di disperati verso un dramma umano irreversibile.
Il 1929 segna un anno nero per l'economia mondiale. Il tracollo di Wall Street porta, da un giorno all'altro, milioni di persone sulla soglia della miseria. A New York, Chicago, San Francisco i suicidi di broker ed imprenditori sono all'ordine del giorno.
Il Mondo ha scoperto i limiti del libero mercato: quello che pareva essere un sistema economico infallibile nel generare ricchezza e benessere ha un effetto boomerang sull'economia e sulla vita di intere nazioni.
Gli Stati Uniti detengono il triste primato di paese con maggior numero di disoccupati: tredici milioni di persone non hanno di che vivere, affollano le mense di organizzazioni laiche e religiose, vivono alla giornata sbarcando il lunario con impieghi  occasionali.
Nel 1931 l' Agenzia sovietica per il commercio estero tramite annunci sui giornali americani propone soggiorni di lavoro in Urss per operai ed impiegati specializzati. Stalin stava implementando i piani quinquennali di sviluppo dell'economia russa, fino ad allora tra le più arretrate al mondo.
In pochi giorni l'agenzia riceve cento mila richieste. Salpano navi dirette a Leningrado e in Ucraina colme di ingegneri ed operai, professori, aviatori, dentisti, comuni pioneri in cerca di fortuna nello sterminato paese socialista.
L'attore e cantante di colore Paul Robenson, più volte ospite del regime sovietico, aiuta Mosca a dipingere l'Urss terra di uguaglianza sociale e razziale, paradiso per lavoratori in fuga dallo sfruttamento e dalla miseria generati dal liberismo.
Nascono comunità americane che diffondono baseball e jazz dal Baltico al Mar Nero. Nascono squadre di baseball che disputano campionati aziendali, come quella protagonista del saggio di Tzouliadis, composta da battitori e lanciatori che, di lì a pochi anni, dalla polvere dei campi da gioco passeranno al ghiaccio della Siberia.
Già, perché il soviet dream dura meno di dieci anni. L'influenza malevola di Berija Lavrentij Pavlovich (ministro della polizia russa) su Stalin genera un'ondata di arresti, processi farsa, deportazioni ed esecuzioni.
A farne le spese membri del PCUS (partito comunista dell'Unione Sovietica), alte sfere delle forze armate, funzionari dello stato; poi gli stranieri residenti in Russia, vittime innocenti della paranoia staliniana.
Gli operai americani di Ch'arkov e di altre fabbriche condivideranno il destino degli antifascisti italiani e spagnoli riparatisi all'ombra del Cremlino, convinti di essere al sicuro dalle persecuzioni politiche di Mussolini e Franco.
Nessun aiuto. Molti migranti avevano rinunciato alla cittadinanza USA, precludendosi il sostegno della patria natìa; altri ricevettero scarsa assistenza dall'ambasciata e dal governo di Washington i quali, forse per evitare scandali doplomatici, limitarono il sostegno agli sfortunati connazionali.

Le purghe avevano spazzato via milioni di esseri umani: contadini (kulaki), generali, dissidenti e non, gli stessi esecutori di assassinii in seguito eliminati per cancellare ogni traccia. L'orgia di sangue aveva raggiunto il suo culmine con il concentramento di masse sterminate di uomini nei campi siberiani, tra durissimi lavori a quaranta sotto zero, in uno stato di moderna schiavitù. Il tutto all'ombra della Ford (che negli anni Trenta concludeva un accordo commerciale con Mosca di 40 milioni di dollari) e del pavido personale diplomatico statunitense. Il 'sogno sovietico' edulcorato dalle note di Robenson e dalla penna di George Bernard Shaw diveniva incubo, infliggendo a poveri disgraziati fatti passare per spie nemiche sofferenze e dolori da girone dantesco.

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