Intervista al Dott. Antonio Mendoza Wolske su Collescipoli e la Collegiata di Santa Maria Maggiore

DSCN0976(ASI) Terni – Con il Dott. Antonio Mendoza Wolske, scrittore ed esperto di letteratura, cinema, arte e fotografia, nonchè giornalista e corrispondente di diverse testate italiane ed estere abbiamo affrontato a livello storico, artistico e culturale l’importanza della frazione di Collescipoli nel Comune di Terni e della Collegiata di Santa Maria Maggiore, chiusa da un anno a seguito dei presunti danni provocati dall’ultimo terremoto che ha colpito il centro Italia.

Dott. Mendoza, ci può far capire quanto è importante a livello storico questo borgo?

 

Vi ringrazio per questa intervista, in quanto per me, noi giornalisti abbiamo il dovere di formare tramite l’informazione.

Collescipoli l’ho scoperta grazie ad un organo, un organo tra i più importanti d’Italia, se non del mondo, ovvero l’organo Hermans della Collegiata di Santa Maria Maggiore.Questo organo godeva di uno splendido festival musicale gratuito, dove si suonava mezzo millennio di musica classica.

Collescipoli, è una città medievale che successivamente venne ripresa nel barocco come città nobiliare. All’interno della cinta muraria che è perfettamente conservata si trovano dei palazzi nobiliari che contengono un tesoro a livello artistico e a livello artigianale, per quanto riguarda affreschi, dipinti, mobilio, oggettistica, e simultaneamente Collescipoli stessa è una bellissima città che conserva il look medievale e barocco e che ha rispettato notevolmente il dintorno naturale.

Oggi siamo qui per la Collegiata di Santa Maria Maggiore, la chiesa principale di Collescipoli, ci può parlare delle opere che troviamo al suo interno?

 

Innanzitutto la Chiesa ha origini romaniche e risalirebbe come minimo alla seconda metà del XII secolo , poi ovviamente con le aggiunte è diventata una tipica Chiesa barocca, la facciata come vediamo ha tre corpi come la facciata della chiesa di Gesù, prototipo delle Chiese barocche, l’interno è sontuosamente decorato, sia con dipinti sia con stucchi e sia con legni; ha un coro particolarmente prezioso perché è completamente foderato in cuoio. La cosa interessante è che oltre a questi dipinti che hanno un grande pregio sono tutti del ‘600 e ‘700 di epoca barocca, oltre all’attrezzatura e al mobilio abbiamo questo vero tesoro musicale che è l’organo di Willem Hermans che risale al 1678.

 

Un organo importante che purtroppo non è possibile ammirare, in quanto la Chiesa di Santa Maria Maggiore è ad oggi chiusa per danni provocati dal terremoto, possiamo affrontare questo argomento per capire i motivi ? c’è stata una vicinanza da parte delle istituzioni? come ha reagito la popolazione?

Innanzitutto, vorrei spiegare perché questo organo è così importante. Willem Hermans, era un frate fiammingo che aveva imparato l’arte organaria, venne in Italia realizzando 70 organi, di questi 70 organi ne sono rimasti solo due, uno si trova nella Collegiata dello Spirito Santo e l’altro è il nostro organo di Collescipoli. Qual è l’interesse di questi organi? una rara sintesi dell’organo tedesco con quello italiano, un incontro come si direbbe oggi, tra la brillante tecnologia germanica e il fantastico artificio italiano. Con questo organo avremmo a disposizione mezzo millennio di musica, dal medioevo fino all’ottocento.

Purtroppo dopo l’ultimo terremoto, apparentemente, perché francamente io non ho visto nessun danno di nessun tipo, avendo l’occasione di conoscere la Chiesa prima che venisse chiusa circa un anno fa, non ho visto danni di nessun tipo e le mie informazioni non mi hanno dato particolari precisi su eventuali danni.

Il problema è il seguente; i collescipolani tengono questa chiesa come il gioiello della città non solo per il suo valore artistico e storico ma anche per il suo valore come fulcro della vita cittadina. Un cittadino di Collescipoli mi ha detto “quando avrò un figlio, voglio che venga battezzato a Santa Maria Maggiore perché quella è la nostra chiesa” è la chiesa dove partivano le processioni, dove si facevano i matrimoni, dove si facevano i funerali e soprattutto una Chiesa che ha avuto una vita culturale brillantissima, in questa Chiesa io ho avuto l’occasione tramite il Festival Hermans, di assistere a letture di poesia, recital di musica e la chiusura di questa Chiesa per presunti danni che nessuno ha potuto accertare, e che se ci fossero potrebbero essere sistemati facilmente, ci ruba un elemento fondamentale a livello cittadino e a livello culturale; è come se a Roma chiudessero San Pietro.

Ci ha parlato del legame dei collescipolani per questa Chiesa, Le chiedo com’è la vita sociale qui a Collescipoli ? probabilmente è diversa rispetto al contesto cittadino, nei legami con i luoghi d’arte e con le persone. Può dirci qualcosa in merito?

 

Certamente, innanzitutto qui siamo pochissimi, ufficialmente siamo circa 870 all’interno della cinta muraria. E’ una città simultaneamente molto cordiale e molto rispettosa, dal momento in cui la vita urbana è spontanea e fresca mentre la vita privata viene rispettata da tutti. Una città dove la gente si saluta per strada normalmente anche coloro che non ti conoscono, una città dove la Pro Loco si da veramente molto da fare organizzando eventi per i bambini, per gli anziani, eventi di genere culturali di tutti i tipi tra cui presentazione di libri, concerti jazz, concerti di piazza, recital poetici, mostre di pittura e di fotografia.

Fortunatamente oltre alla Pro Loco abbiamo avuto diverse istituzioni che hanno sponsorizzato gli eventi soprattutto il Festival Hermans. In questo senso il collescipolano è molto geloso del proprio patrimonio, la cura delle piazze e delle piante che si trovano nel tessuto urbano è fatta da privati spontaneamente e gratuitamente.

Tra l’altro anche Lei è protagonista di una conferenza dal titolo “Cibo e Arte: una relazione storica” a conferma di quanto detto sul grande legame dei cittadini con Collescipoli.

Ringraziamo il Dott. Mendoza e speriamo che questo patrimonio, culturale e artistico venga concesso nuovamente non solo ai cittadini di Collescipoli ma anche a chi vuole visitare questo bellissimo paese.

Grazie a voi, mi consento di fare una sorta di promozione sia per l’Italia che per il Venezuela. Il Venezuela è stato scoperto da un italiano, da Cristoforo Colombo, che era genovese, io spero di contribuire a far si che gli italiani scoprano un pezzetto del loro immenso patrimonio culturale e umano, grazie.

Edoardo Desiderio – Agenzia Stampa Italia

mendoza

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