Intervista esclusiva a Valentino Quintana, autore del libro Fratelli Contro

FratelliContro(ASI) Intervista esclusiva di Agenzia Stampa Italia a Valentino Quintana, Giornalista, Laureato in Lingue, letterature e culture moderne, autore del romanzo Fratelli Contro della casa editrice Leone Editore. Collabora con diversi quotidiani cartacei e online.

Prima di Fratelli Contro ha pubblicato Carattere italiano della Venezia Giulia e della Dalmazia assieme a Vittorio Vetrano.

Fratelli Contro è un romanzo che racconta la storia di due fratelli Giorgio e Mattia Gherdovich, figli di un importante esponente del Partito fascista triestino, i due partono per Lubiana nel 1941 convinti di poter fare la differenza nella fondazione della nuova provincia da poco annessa. La guerra però, si sa, cambia gli animi delle persone. Così nel 1943, pochi giorni dopo l’armistizio dell’8 settembre, Giorgio torna a casa, deluso dall’esperienza slovena ma deciso a difendere la patria a ogni costo, mentre Mattia, innamoratosi della rivoluzionaria Ančka, decide di unirsi alle truppe partigiane jugoslave, pur con l’incubo di trovarsi un giorno a combattere sul campo di battaglia contro l’amato fratello.

Come nasce l’idea di raccontare attraverso questo romanzo un periodo storico (a cominciare dal 1941) così significativo per la nostra nazione e per gli scenari internazionali che si stavano delineando?

Innanzitutto ringrazio per l’interesse dimostrato nei confronti dell’opera, principalmente il libro nasce per raccontare una visione diversa sia per quello che riguarda la seconda guerra mondiale nel nostro Paese, abbiamo sempre avuto l’idea di una cosiddetta guerra di liberazione o una guerra di aggressione. La guerra di aggressione comincia nel 1940 mentre la guerra di liberazione comincia lentamente nel 1943 per finire nel 1945, in realtà il discorso è molto più complesso e quindi ho voluto affrontare con questa opera una sorta di dicotomia tra fascismo e antifascismo e tutte le forze che erano in campo in quel periodo storico e i risultati anche di questa cosiddetta gigantesca battaglia che si è svolta sia nel nostro Paese, sia nel continente europeo e sia in tutto il mondo.

Il romanzo è ambientato a Lubiana capitale della Slovenia fin dall'indipendenza, è considerata oggi il cuore culturale, scientifico, economico, politico e amministrativo della Slovenia con la sede del governo centrale, del Parlamento, dell'Ufficio del Presidente, degli organi amministrativi e di tutti i ministeri della nazione. Può indicarci il motivo di questa scelta considerando anche il periodo storico in questione e l’importanza che rivestiva la città di Lubiana al tempo?

Un dettaglio non indifferente, inoltre è l’aver trattato la Provincia di Lubiana in un romanzo, essendo l’autore, Valentino Quintana il primo sia a parlare della provincia di Lubiana che della selva di Tarnova (la battaglia). Esistono infatti saggi, ma non romanzi; quindi Le chiediamo quanto sia stata lunga la ricerca negli archivi di documenti e altro materiale per giungere a ricostruire fedelmente il clima dell'epoca?

Lubiana è una città importantissimo sia a livello geopolitico che a livello geostrategico. Il saggio è ambientato a Lubiana innanzitutto perché l’Italia ha un debito gigantesco nei confronti del confine orientale italiano. Lubiana pochissimi lo sanno e tutt’ora dopo anni e anni del cosiddetto revisionismo storico, ancor oggi si sa pochissimo del periodo della Provincia di Lubiana che è durato dal 1941 al 1943, l’Italia stessa ha creato una Provincia occupando parte della Slovenia e della Croazia ovviamente invadendola e creando ex nuovo una Provincia, ripeto pochissime persone tutt’oggi lo sanno e quindi è stata una scelta di divulgazione.

Ho voluto spiegare intanto le scelte cioè la creazione ex nuovo di questa provincia, ho voluto spiegare quale fosse il clima culturale dell’epoca, quali fossero le motivazioni ideali sia favorevoli all’Italia e sia contro l’Italia, basti pensare che non appena le truppe italiane sono entrate a Lubiana siamo stati accolti con le bandierine e non certo stati costretti da nessuno.

E’ vero, sono il primo autore ad avere usato sia come ambientazione storica la Provincia di Lubiana e sia la battaglia di Tarnova nella Selva che rappresenta due anni dopo la fine della Provincia di Lubiana cioè nel 1945, la più grande battaglia che ha contrapposto italianità a slavismo con un rapporto di 1 a 10, 200 nostri uomini che difendevano il confine orientale contro 2000 titini che erano pronti a tutti, pur di sfondare, conquistare Gorizia e poi ovviamente dilagare lungo il Tagliamento. Lei mi chiede quanto lunga è stata la ricerca, per ricostruire fedelmente sia negli archivi di Trieste che di Lubiana, è stata una ricerca lunga 4 anni.

Riassumendo brevemente la storia per i nostri lettori ,interessati a leggere il libro, Fratelli Contro è un romanzo che racconta appunto la storia di due fratelli Giorgio e Mattia Gherdovich, figli di un importante esponente del Partito fascista triestino, i due partono per Lubiana nel 1941 convinti di poter fare la differenza nella fondazione della nuova provincia da poco annessa. La guerra però, si sa, cambia gli animi delle persone. Così nel 1943, pochi giorni dopo l’armistizio dell’8 settembre, Giorgio torna a casa, deluso dall’esperienza slovena ma deciso a difendere la patria a ogni costo, mentre Mattia, innamoratosi della rivoluzionaria Ančka, decide di unirsi alle truppe partigiane jugoslave, pur con l’incubo di trovarsi un giorno a combattere sul campo di battaglia contro l’amato fratello.

Una storia davvero particolare ed emotivamente intensa, che fa capire al lettore anche la diversità degli stati d’animo tra i due fratelli Giorgio e Mattia Gherdovich. Il primo affascinato dalle parole del Duce e dai suoi discorsi mentre il secondo deluso al punto di unirsi alle truppe partigiane jugoslave. A tal proposito Le chiediamo come era il clima culturale dei giovani universitari fascisti ?

Il clima culturale dell’epoca era sicuramente molto intenso, tant’è che tutti i più importanti dirigenti dell’Italia del secondo dopo guerra erano stati premiati dai gruppi universitari fascisti, senza fare particolari nomi e qualcuno è ancora vivente, era un clima molto intenso, molto particolare, è chiaro che c’è stata una generazione che è nata sotto l’egida mussoliniana e quindi viveva per le sue parole e per i suoi motti e qualsiasi cosa lui poteva dire rappresentava quasi un verbo. Mentre esisteva una piccola parte che maturava una coscienza completamente diversa che poteva essere affascinata da idee liberali come nel caso di Mattia Gherdovich oppure da idee comuniste, ovviamente era una cultura clandestina oppure quello che si poteva riuscire a entrare in contatto era quel poco che riusciva a filtrare dalle altre sfere del regime, se Mattia Gherdovich riusciva a leggere la critica di Benedetto Croce è solamente perché il regime fascista ha concesso alla critica di poter uscire fino all’ultimo giorno della guerra, poi ovviamente ha continuato le pubblicazioni. Il clima era intenso e se posso dire molto più intenso anche dei giorni di oggi, erano giovani che si buttavano a capofitto sia negli ideali che nella cultura e questi due appunto di cui ho voluto trattare la diversità erano due idealisti ovviamente.

Leggendo il romanzo mi sono soffermato molto sulla figura di Giorgio, perché mi ha fatto riflettere molto su quanto il fascismo riusciva ad avere il proprio consenso attraverso le parole e i discorsi del Duce. Nel romanzo Lei riporta alcuni discorsi del Duce che venivano poi allegramente ripresi da Giorgio totalmente preso dall’attrattività comunicativa del fascismo e dalla voglia di dominare durante la guerra. Questo atteggiamento di Giorgio nel romanzo ha lo scopo di rappresentare in pieno lo spirito di quegli anni?

Si assolutamente, anche perché la cultura era abbastanza monolitica cioè il fascismo era un regime totalitario e pertanto la cultura era totalmente dominata anche dalle altre sfere del regime, sebbene appunto ci fossero diversi intellettuali con idee diverse e qualcuno la stessa Margherita Hack lo stesso autore del commissario Montalbano ha voluto dire poco tempo fa che il clima culturale dei giovani dell’epoca era più libero rispetto al clima culturale odierno, è una provocazione ovviamente ma è chiaro che le parole e gli scritti del Duce potessero avere un impatto emotivo altissimo nei confronti di questi giovani, l’attività comunicativa mussoliniana che è durata per 23 anni ha portato dei frutti altissimi, tant’è che Giorgio ne è la prova vivente di questo romanzo, c’è stata una branca numerosissima di giovani ha rifiutato la resa pur sapendo perfettamente di aver perso la guerra ma si è lanciata a capofitto in un’impresa impossibile cioè continuare la guerra contro l’avversario anglo-americano.

Come mai nel romanzo avviene questo tipo di rappresentazione della guerra civile? ovvero con le varie forze che si scontrano come ad esempio la resistenza titina nel quadro delle resistenza italiana (e quindi la nostra sottomissione ad essa) ?

Il quadro della guerra civile è stato un quadro disastroso, perché ovviamente ne Mussolini ne gli americani stessi che comunque avevano invaso la penisola a partire dalla Sicilia, volevano la guerra civile. La guerra civile è stata cercata e voluta dal Partito Comunista Italiano, che con una serie di attentati ha ovviamente infranto le leggi di guerra e quindi ha provocato la reazione sia dei tedeschi che delle forze della Repubblica Sociale Italiana. Nel caso del libro abbiamo Mattia che si unisce alla resistenza slovena che combatteva ovviamente l’invasore italiano che aveva creato questa Provincia di Lubiana, questa resistenza apparentemente all’inizio sembrava composta da diverse anime in realtà alla fine si troverà sotto l’egida del Partito Comunista Sloveno che poi confluirà nell’esercito Popolare di Liberazione Jugoslava capitanato dal Maresciallo Tito, il problema è che questo esercito Popolare di Liberazione voleva a tutti i costi le terre che rappresentavano il confine orientale italiano, voleva l’Istria, voleva la Dalmazia voleva arrivare fino ad Udine, il Partito Comunista Italiano ha accettato supinamente queste posizioni tant’è che l'eccidio di Porzûs ne è la propria vivente, lo scontro tra partigiani bianchi contro partigiani rossi, perché alla fine c’erano gli stessi partigiani che non volevano cedere i territori del confine orientale italiano mentre i partigiani rossi hanno ovviamente ceduto tutto, sovranità e armi, tutto quello che potevano dare alla resistenza slovena e alla resistenza Jugoslava in genere che ha provocato risultati tragici che poi abbiamo avuto.

Le chiediamo, inoltre come viene visto il ruolo della donna nel contesto dell'epoca ? e come può essere paragonato invece con quello attuale?

Intanto c’è da sfatare il mito della donna che rimaneva a casa a fare la calzetta, abbiamo avuto delle donne che si sono arruolate nelle truppe della Repubblica Sociale Italiana e delle donne come Tina Anselmi sono andate a fare le staffette partigiane in giro per il nord Italia.

Le donne che incontriamo nel romanzo ovviamente sono due rivoluzionarie. La prima è una rivoluzionaria slovena imbevuta di ideali marxisti, una filosofa addirittura lo stupore può essere nel trovare questa donna che capitanava proprio la resistenza ed è stata l’amante dei uno dei condannati a morte del processo del 1941 che era Pinko Tomažič, un altro fattore di scandalo può essere appunto il fatto che si sia innamorata di un italiano e dopo pochi giorni fosse talmente innamorata di lui da fare l’amore ed rimanere incinta i suo figlio dopo pochissimo tempo. Anche l’altra donna, la donna che incontra Giorgio Gherdovich, è una donna forte, figlia di un agente segreto, è una donna che pur essendo romana in realtà era goriziana d’origine, Lucia Palombi nata a Palombi è una donna che sprona il proprio ragazzo fino all’ultimo che si stava arrendendo proprio perché aveva visto tutti i suoi commilitoni morire durante la battaglia di Tarnova, ma Lei dice ‘ noi non possiamo arrenderci’ sono due donne che infondo forza, coraggio, due donne veramente straordinarie, donne che appunto hanno contribuito nel dopo guerra alla rinascita nel nostro Paese a tutti gli effetti.

Fratelli Contro è un romanzo che fa comprender i tragici anni della seconda guerra mondiale raccontati dagli occhi e dai cuori dei due fratelli triestini, secondo Lei questo romanzo può far comprendere a pieno anche ai giovani delle scuole il periodo storico di riferimento? Può aiutare questo romanzo a superare una standardizzazione storica della seconda guerra mondiale e far comprendere attraverso questa storia come si viveva al tempo e quali erano le problematiche legate alla guerra?

Secondo me si perché il linguaggio che ho usato è molto semplice è molto scorrevole, penso che i lettori possano comprendere anche cronologicamente cosa sia successo, io ovviamente mi sono soffermato sugli avvenimenti del confine orientale però si comprende esattamente che cosa succedeva nei vari fronti, che cosa succedeva in Russia, in Africa settentrionale, come mai siamo giunti allo sfacelo anche della classe dirigente dell’epoca che si è suicidata e siamo arrivati all’8 settembre del 1943, come l’Italia si sia spaccata in due, come siamo arrivati a una guerra civile sanguinosissima e come mai ad esempio noi non potremo festeggiare il 25 aprile perché il primo maggio Tito entrava da trionfatore a Trieste e quindi anche come date non ci siamo. E’ una spiegazione, secondo me che nelle scuole potrebbe avere un ottimo impatto e mi auguro che qualche insegnante possa considerare l’idea di leggerlo come libro sia di testo che come le vacanze per i nostri ragazzi.

Nel libro tra i ringraziamenti Lei fa riferimento a Jacopo Barbarito e Celio Fastini, può dirci qualcosa in merito?

Certamente, sono due persone importantissime nella mia vita, il primo è un mio coetaneo, giornalista anch’egli e bravissimo amministratore della realtà Umbra e il secondo potrebbe essere uno dei protagonisti del libro, perché è un mio carissimo amico nato nel 1924 più o meno l’età dei fratelli Gherdovich, anch’egli ha combattuto durante la seconda guerra mondiale e ha visto delle cose che sono indescrivibili forse ancora più tragiche di quelle che io ho raccontato nel libro.

Quali saranno i prossimi eventi legati a questo romanzo appena uscito, lo ricordiamo è uscito il 18 maggio 2017, ci saranno ulteriori eventi e presentazioni?

Si ci saranno sicuramente adesso delle presentazioni, già domani ce ne sarà una presso la Libreria Moderna di Abano Terme in Provincia di Padova, una volta finito il Veneto ci si muoverà nelle realtà più importanti spero di venire presto anche a Perugia, città che manco da qualche tempo, e ovviamente spero che tutte le presentazioni e tutto quello che sia relativo al libro susciti la curiosità dei lettori per approfondire ancora di più le tematiche di quel tempo e della seconda guerra mondiale.

Oltre al sito web dell’editore www.leoneeditore.it dove è possibile acquistare il libro?

E’ possibile acquistarlo in tutti i canali online, quindi IBS, Mondatori Store, Gruppo Edizioni San Paolo, tutti i fornitori virtuali, così come si può andare in libreria ad acquistarlo o ordinarlo qualora non fosse presente.

Infine, leggendo questo libro, può essere presa in considerazione la possibilità di realizzare un film su questa storia da Lei raccontata?

Essendo una storia del tutto particolare, dove due fratelli si separano in nome di una ideologia e di un ideale, cosa che è successa veramente in moltissimi casi, io mi auguro proprio di si perché sarebbe un film che racconta una visione che per Tv e per i cinema non si è ancora vista, quindi sarebbe veramente una novità e mi auguro che possa accadere.

Ringraziamo Valentino Quintana per averci dedicato il suo tempo e per aver raccontato il suo romanzo che suggeriamo di leggere, in quanto ci fa capire un contesto importantissimo a livello storico sia per noi e sia per le successive generazioni.

Edoardo Desiderio – Agenzia Stampa Italia

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