Liguori: il Rinascimento è il periodo più florido per l’urbanistica a Roma

liquori(ASI) Abbiamo incontrato Salvatore Liguori, autore del romanzo Quel ramo di pero fruttato” edito dalla Aracne, in cui parla del pontificato di Sisto V e della figura di Giuda Iscariota. Ci ha spiegato come è nata la sua passione per quel periodo storico e per la figura del traditore per antonomasia.

Chi è Salvatore Liguori e come nasce la passione per la scrittura?

La mia passione è legata alla mia formazione di studio, sono laureato in Scienze Geologiche e mi hanno da sempre interessato le acque, gli acquedotti e le fontane di Roma. In passato ho scritto articoli giornalistici sui temi ambientali, ma mi affascinava l’idea di posare lo sguardo su un periodo storico affascinante, dando spazio alla fantasia e all’introspezione dei personaggi.

Cosa l’ha affascinata del Vangelo di Giuda e del pontificato di Sisto V?

Il Rinascimento rappresenta il periodo più florido per l’urbanistica della Roma trafitta dai sacchi e dell’abbandono medioevale. In questo quadro Sisto V, il “papa tosto” è stato un vero campione, con la costruzione di nuove strade, del posizionamento dei vecchi obelischi e delle colonne romane. Il suo essere stato un grande inquisitore, lo ha portato ad avere come ultimo suo obiettivo papale la ricerca del Vangelo apocrifo di Guida. Il “sommo traditore” è ancora oggi una delle figure più enigmatiche del mondo cristiano: per alcuni teologi Guida Iscariota non è l’anima ria, ma l’unico vero discepolo di Cristo, quello che comprende la sua vera natura divina e si presta al tradimento solo perché si compia la missione del figlio di Dio.

È stato difficile trovare un editore disposto ad investire sul suo volume?

Come è facile immaginare, scrivere e produrre un libro è il momento più bello ed esaltante: è la vera produzione del proprio ingegno. La pubblicazione è il labirinto più buio di questo viaggio: mandare l’opera a centinaia di editori, attendere una risposta che non arriva quasi mai. Alla fine ci sono alcune case editrici che chiedono un contributo economico per la pubblicazione e, valutando i pro e i contro, alla fine si accetta la proposta pur di vedere il romanzo nelle librerie. Ma anche questo sogno – il romanzo nelle librerie – spesso resta un sogno, perché tante case editrici distribuiscono ormai solo attraverso il web.

Cosa ha rappresentato per lei la pubblicazione del suo romanzo?

La pubblicazione è una scarica energetica, una sensazione da giardino primaverile profumato dai fiori di pesco, soprattutto per chi intraprende questo percorso per la prima volta. Poi, affinché il romanzo non resti confinato nei cassetti polverosi di casa, l’altra attività da intraprendere è la pubblicità, far sapere che esiste questo romanzo, organizzare presentazioni in librerie e circoli culturali, richiedere recensioni, articoli e interviste. Pubblicizzare il romanzo sui social. Anche qui spesso silenzi e porte in faccia. Ma la tecnica è riprovare fino allo sfinimento. O almeno questa è la mia tecnica.

Cosa rappresenta per lei la scrittura?

Scrivere ha rappresentato sia riordinare le idee, sia dare forma ai personaggi, che nascono man mano che si sviluppa il romanzo. Un personaggio, quando prende forma e sostanza, dà l’idea di un vaso che lentamente si è riempito di fiori differenti, come natura e colore, ma che alla fine nel suo insieme, con le sue differenze, dà luce alla stanza.

Sta già lavorando a qualche nuovo libro?

Ora la mia mente è occupata dall’attuale romanzo. Vorrei che “Quel ramo di pero fruttato” raggiungesse il maggior numero di lettori possibile, vorrei confrontarmi con loro, fargli assaporare le particolarità della leucite o del delirio del papa con San Girolamo, della contesa scientifico-religiosa tra la presunta infallibilità del dottor Bacci, l’archiatra pontificio, e la saggezza popolare di suor Lucia, e di mille altri dettagli di cui è ricco il romanzo. E infine, quando il fiume ha intrapreso il suo lento e continuo scorrere verso il mare, dedicarmi ad una nuova storia, che abbia come protagonista papa Paolo III Farnese e il magnifico Michelangelo, il cui connubio aveva già reso mirabile l’Urbe eterna, anche ancora prima di Sisto V.

L’autore

Salvatore Liguori nasce a Sarno (SA) nel 1961. Laureato in Scienze Geologiche all’Università Federico II di Napoli con una tesi sperimentale in geotecnica, ha lavorato inizialmente come geologo presso studi professionisti, negli anni successivi ha svolto funzioni di analista e responsabile di progettazione presso importanti società di informatica italiane . Da alcuni anni è docente di Scuola Media Superiore,ed insegna Geografia, presso Istituti Tecnici e Turistici di Roma.

 Fabrizio Di Ernesto

 

Quel ramo di pero fruttato – L’ultima impresa di papa Sisto V Felice Peretti (1585-150), Aracne editrice, pagg. 180, 15,00 euro

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