L'emigrazione italiana fra Ottocento e Novecento raccontata dal libro: “Ritratto di Famiglia Corfinio: Identità e Memoria di una Comunità”

liberchi copy(ASI) Abbiamo intervistato l'editore Alessandro Antonucci, della PrimeVie Edizioni che ha recentemente presentato e pubblicato un libro sulla storia di Corfinio, paese in Provincia di L'Aquila, nella Valle Peligna, vicino a Sulmona, centro urbano con un importante passato.
Infatti, ricordiamo che Corfinio è stata la prima capitale d'Italia, infatti proprio in questa ridente cittadina abruzzese in cui sono ancora visibili i segni del fastoso passato italico e romano, nacque idealmente il concetto politico d'Italia durante le guerre sociali del 91- 88 a.c..

Il libro si intitola “Ritratto di Famiglia Corfinio: Identità e Memoria di una Comunità”, scritta dagli autori Prof.ssa Eide Spedicato Iengo e Prof. Tommaso Paolini. Il lavoro di ricerca storica ci permette di comprendere il fenomeno dello spopolamento e dell'emigrazione dalle aree interne dell'Abruzzo fra Ottocento e Novecento.

Ma, sentiamo ora cosa ha dichiarato l'editore rispondendo alle nostre domande:

1) Cosa tratta l'ultima opera sulla storia di Corfinio pubblicata dalla sua casa editrice?

“Il libro tratta i temi dell’emigrazione e della memoria nel contesto regionale abruzzese, ma con riferimento a Corfinio, nell’entroterra aquilano.

Nel libro vengono analizzate le motivazioni sociali, politiche ed economiche che hanno spinto milioni di corregionali a preferire l’espatrio, gli aspetti umani in relazione alle famiglie, ma anche “l’industria” dell’emigrazione che si sviluppò intorno a questo fenomeno dalle proporzioni gigantesche, a partire dall'Ottocento, fino agli anni Settanta del Novecento.

Si avvale dei contributi della Prof.ssa Eide Spedicato Iengo che si è occupata dell’aspetto sociologico del fenomeno, e del Prof. Tommaso Paolini che ha trattato invece il contesto economico nel quale l’emigrazione si è sviluppata. Parte importante del volume sono le testimonianze di migranti o di famiglie che hanno vissuto tale fenomeno, che restituiscono un quadro di interesse sociologico, che compendia l’apparato fotografico finale”.

2) L'identità di Corfinio ha avuto degli spartiacque lungo la sua storia, quali sono state le cesure più importanti?

“L’emigrazione è certamente uno dei fenomeni che ha causato forse la frattura più profonda nell’identità sociale di tutto il Centro Sud Italia e non solo di Corfinio. Possiamo ben dire che in questi casi la memoria diviene uno dei fattori di maggior tutela dell’identità locale, senza la quale avremmo perso il nostro background culturale. Fare un lavoro sulla memoria era per noi necessario, dal momento in cui sentiamo forte il rischio della perdita dell’identità e del bagaglio di esperienze acquisite nei millenni”.

3) Oggi cosa resta dell'identità di Corfinio?

“Come ben sappiamo dalla storia, Corfinio si caratterizza per un passato di grande importanza, dal momento in cui fu la Capitale della Lega Italica nella Guerra Sociale contro Roma; fu il luogo in cui nacque il nome Italia, per la prima volta nella storia, nella sua accezione politica. Noi oggi siamo i depositari di questa storia e quasi inconsapevolmente non ne tuteliamo la giusta consistenza. Il libro che abbiamo realizzato vuole essere un omaggio a questa memoria e, pur non parlando direttamente di questa vicenda che ci ha visti protagonisti di un importantissimo passaggio storico, stimola al “risentirsi comunità”, proprio perché va a recuperare interessanti brani della nostra memoria”.

4)Cosa vuole lasciare nella storia della prima capitale d'Italia la sua opera?

 “Certamente fare un lavoro di tal genere significa andare a stimolare riflessioni sull’identità sociale. Il libro vuole essere un fermo immagine su circa due secoli della nostra storia, raccontata da chi l’ha studiata, ma anche da chi l’ha vissuta direttamente. Fare un lavoro sul recupero della memoria significa tentare di colmare un gap generazionale, significa stimolare il ricordo, riaprire pagine chiuse di un libro (la nostra storia) che necessitava di essere ri-considerata.

Abbiamo contattato diversi corfiniesi all’estero e da loro abbiamo appreso quali sono stati i sentimenti che hanno accompagnato la loro scelta. Da loro abbiamo appreso cosa significa “la perdita del luogo”, cosa significa perdere la lingua, cosa significa “perpetuare l’identità”. Pubblicare questi “sentimenti” era per noi, già di per sé, un’ottima motivazione”.

Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia

 

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