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Costume, l'elogio della coerenza
(ASI) In tempi andati, ma anche relativamente recenti, non sarebbe stato necessario soffermarsi ad elogiare una virtù come la coerenza che era considerata come dote normale per tutti gli individui che vivevano in una società con le proprie regole ed i suoi principi etici e che faceva riferimento generale a quei valori comunemente accettati come patrimonio di una civiltà che era il frutto di secoli di tradizione e di evoluzione del pensiero. Non che non ci fossero anche allora persone che per interesse, per leggerezza o per semplice stupidità non si comportassero in modi incoerenti rispetto alle proprie convinzioni dichiarate e che si comportassero come banderuole pronte a mutare direzione ad ogni mutare dei venti, ma tali comportamenti erano sanzionati dalla pubblica opinione e condannati dalla pubblica morale che li dichiarava riprovevoli e censurabili.

La vera, grave differenza tra allora ed oggi sta nel fatto che l’incoerenza non è più considerata un difetto, un peccato verso la società e verso la propria coscienza, ma è tollerata come una necessità di adeguamento ai cambiamenti delle circostanze della vita quando addirittura non è considerata una qualità per persone capaci di giostrarsi nelle vicende della vita e riuscire a trarre da ogni situazione risultati vantaggiosi per la propria carriera o per le proprie finanze.

Non è una differenza da poco perché significa che c’è stata una generale anestetizzazione morale che è riuscita ad ottundere le coscienze con uno scivolamento verso una forma di moderno edonismo che confonde il bene con l’utile ed il giusto con il piacevole dimenticandosi di concetti come responsabilità e senso del dovere!

La nuova e generalizzata morale dei “furbi” che regolano la propria posizione a seconda delle convenienze si è insediata anche nelle istituzioni, nel parlamento e nel governo, ha attecchito nei giornali e nelle TV, nel mondo del lavoro e della cultura ed è diventata uno degli elementi portanti di questa società allo sbando morale che è restata priva di regole, di certezze e di valori condivisi!

Insomma c’è stato, in questi ultimi anni, un ribaltamento dei parametri che determinavano la concezione stessa del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto relativizzando dei concetti che avevano valore assoluto e disancorando il modo di agire delle persone dalle proprie personali convinzioni, ma assoggettandole invece ad un utilitarismo contingente.

Opportunismo al posto della coerenza, appunto!

Il senso dell’onore, il rispetto di se stessi, la coerenza ai propri convincimenti hanno ceduto il passo alla furberia, al machiavellismo ed all’opportunismo per trarre a tutti i costi un vantaggio personale senza badare alla correttezza ed all’onestà intellettuale.

Al di là delle considerazioni di ordine prettamente etiche, questa è una strada socialmente pericolosa perché esaspera l’individualismo e comprime le relazioni sociali innescando un circolo vizioso di anarchia morale che può essere preludio al disfacimento della società civile che ha invece bisogno di un minimo di coesione, di solidarietà e di senso della comunità.

L’uomo è un animale sociale che ai primordi della sua civiltà, associandosi con altri uomini per avere maggiori probabilità di sopravvivenza, ha rinunciato a parte della sua libertà in cambio dei benefici che la comunità gli offriva.

Oggi sembra quasi che egli stia intraprendendo il cammino inverso, in direzione dell’uomo delle caverne!

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