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Il Principe, un classico senza tempo
(ASI) Rinascimento. Tempo per l’uomo di tornare al centro del mondo. L’America era stata appena scoperta e il principato appena restaurato a Firenze, quando Machiavelli scrisse questa breve opera con l’intento di rientrare nelle grazie della famiglia De’ Medici.
Un’opera inizialmente odiata e letta segretamente, successivamente elogiata come manuale sui meccanismi nascosti del potere. In ogni caso, un’opera che ha avuto una enorme influenza sulla cultura occidentale, in grado di portare una rivoluzione all’interno della politica: la distinzione fra la sfera della politica e la sfera della morale.

Il principe non sarà più un esempio di virtù, ma l’uomo da temere, il dissimulatore che deve saper usare la forza e l’astuzia in egual misura, l’uomo che pur di preservare il potere è in grado di tradire i propri alleati. Una figura di politico a cui siamo abituati da molti anni. Machiavelli ha anticipato le tendenze della storia e della politica con molti secoli di anticipo, dalla geopolitica realista di Kissinger fino alle manovre parlamentari degli ultimi anni, dagli eserciti nazionali nati con la leva obbligatoria fino alla scelta dei ministri di un governo. Sostenitore del libero arbitrio come strumento per governare, con l’unico limite rappresentato dalla Fortuna. Machiavelli può essere considerato l’apostolo della ragione di Stato, il primo di una lunga serie di uomini che davano precedenza allo Stato rispetto all’individuo, senza dimenticarci ovviamente che per un uomo del Rinascimento lo Stato coincideva con il Principe. L’eredità di Machiavelli dunque è enorme e si può notare in ogni secolo, in ogni nazione, in ogni capo di governo.

Guglielmo Cassiani Ingoni –  Agenzia Stampa Italia

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