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Il Padre e lo straniero

Tognazzi e Gassman. I nostalgici vedendo questo connubio penserebbero a Ugo e Vittorio e a qualche vecchio bel film; invece è il binomio formato da Ricky, in qualità di regista e Alessandro nella veste di attore. Essi cercano di proiettare nello schermo il romanzo di Giancarlo De Cataldo (che tra l’altro è lo sceneggiatore) avente oggetto la particolare storia d’amicizia tra due padri, uno italiano e uno siriano di due bambini down.

Gassman è un impiegato del Ministero, che sarà letteralmente incantato dal fascino e dalla profondità del saggio quanto misterioso Walì e sarà accumunato a lui dal grande amore per un figlio che ha tanto bisogno di aiuto. Tra i due inizia un’amicizia fraterna che non manca di belle frasi e di sentimenti positivi, il tutto accompagnato d a una vicenda ben strutturata e imprevedibile, che coinvolge servizi segreti, malavita e paesaggi meravigliosi. Se la storia e il romanzo funzionano, questo purtroppo non si può dire per il film che non è riuscito a trasmettere quella magia che racchiude in sé la storia. Ricky Tognazzi è sicuramente un valido attore, ma come regista è ancora acerbo e a parte qualche scena ben costruita, come una bellissima quanto poetica scena in cui Gassman e suo figlio fanno la doccia abbracciati, non riesce generalmente a trasportare lo spettatore e non riesce neppure a guidare l’interpretazione del generalmente ottimo attore Alessandro Gassman, che qui in diverse parti non convince. Il fatto è che non sembra di stare al cinema, ma sembra uno sceneggiato per la televisione e probabilmente quando passerà al piccolo schermo il film sarà apprezzato, ma il cinema è un'altra cosa e i padri menzionati prima lo sapevano benissimo. Ogni connubio ha bisogno del tempo per intendersi, diamo dunque agli eredi di Tognazzi e Gassman il loro tempo.

Voto: 6

Reazione della sala: applauso non troppo convinto.



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