Il giovane favoloso (2014), recensione film.

(ASI) Con cura e delicatezza il regista Martone analizza e racconta la vita di Giacomo Leopardi, con una particolare attenzione all’interiorità del grande poeta. L’infanzia, il rapporto con i fratelli, il grande talento che emerge poderoso, l’atmosfera casalinga aperta alla cultura del mondo di allora. Tutto porterebbe a pensare ai prodromi della felicità, ma così non è per il giovane Leopardi. Il ragazzo padroneggia, con la testa, tutto il passato, tutto ciò che è stato, ma con il cuore sogna la vita di tutti, l’amore, la libertà, l’autonomia, una vita propria. Recanati e la casa paterna sono troppo stretti. La biblioteca ben fornita sembra fagocitare la realtà. Il poeta dell’Infinito s’innamora, spera, sogna, vive ma aspira sempre ad altro, viaggia con la mente verso un altrove che non raggiunge.

Martone conduce, con mano sicura, un’indagine attraverso la sofferenza di una persona d’immense potenzialità culturali ma che non riesce a vivere la vita come vorrebbe, che non riesce ad amare ed essere amato, non riesce a penetrare nelle relazioni più semplici, ma diventa preda di situazioni e persone che, come lui, non sono in grado di gestire la profonda normalità dell’esistenza. Il racconto della vita di Leopardi apre al mistero di quello che consideriamo normale e disprezziamo, come se fosse scontato e noioso. L’aspirazione del giovane di Recanati, non si realizza, la sua vita non decolla, non ingrana.

L’uomo di cultura comprende tutto, capisce le cose più difficili, parla lingue che milioni di persone non sanno che esistono, eppure non penetra l’esistenza, non dialoga con gli altri, non si orienta nella nebbia delle relazioni umane, non parla la lingua degli uomini, lui che a dodici anni parlava perfettamente latino, greco, ebraico e tutte le lingue europee. Il film ci introduce e ci costringe a riflettere sulla disperazione, sull’impotenza del desiderio che non si concretizza, non sorpassa la linea dell’interiorità, non riesce ad andare oltre la dimensione intima. La tristezza di chi, piano piano, è costretto ad ammettere che, nella propria vita, i sogni rimangono sogni e non si realizzano.

Ilaria Delicati – Agenzia Stampa Italia

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