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Cinema, Alice in the wonderland.

(ASI) Alice è stato il primo in ordine cronologico a uscire nelle sale e si è aggiudicata due statuette per la miglior scenografia e migliori costumi, imponendosi anche su rivali come Il discorso del re e Black Swan Alice è ormai ragazza in età da marito per fine ‘800.

Ma ancora una volta un Bianconiglio attirerà la sua attenzione e fuggirà dalla dichiarazione che il suo brutto ma ricco pretendente gli sta per fare. Segue il Bianconiglio e come è nella favola cade in un baratro fino ad arrivare alla porta. Pozione per rimpicciolire e biscotti per diventare grandi Alice ritorna nel paese delle meraviglie, ma non ricorda di esserci stata. Il mondo fantastico è però cambiato, sembra devastato e più che un paese delle meraviglie sembra un paese degli incubi. Ritroviamo gli storici personaggi Pinco Panco e Panco Pinco, il filosofo Brucaliffo, l’eccentrico Stregatto, il Leprotto bisestile e il Cappellaio matto. Quest’ultimo, interpretato da Johnny Depp, sembra essere stato snaturato e più che matto sembra triste. Manca nel film la magia e la follia della favola e l’eccentricità, nonché originalità della vicenda sembra assorbita nella classifica sfida bene contro male, che vede come supremo nemico la Regina rossa, che però teme la pacifica sorella la regina bianca. Alice non è più una bambina alla scoperta di sé e che trova la maturità, ma una paladina che sta diventando adulta e che si prende cura delle sorti dei suoi amici un po’ stramboidi. Il rischio di un classico è che se lo si modella troppo, se ne perde l’essenza e il lavoro di Tim Burton non lo si può definire ben riuscito, cambia il senso, i personaggi e l’atmosfera è cupa e triste. Dov’è quindi la vera Alice? Domanda che fa il Brucaliffo alla protagonista, ma che girerei a chi ha fatto questo film, che non convince né emoziona.

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