Recensione del film "MIa Madre" di Nanni Moretti,

(ASI) Tra i primi cristiani, quando si voleva fare vescovo qualcuno, lo scrutinio non riguardava il candidato, ma i suoi figli.

Per giudicare una persona non ci si lasciava incantare dalla sua immagine o dalle sue parole e nemmeno dalle sue opere, direttamente intese. Attraverso la sua discendenza si cercava di capire chi fosse l’uomo che si voleva promuovere. Chi non era in grado di educare i figli, come avrebbe fatto a guidare un intero popolo?

Nanni Moretti non vuole certo scrutinare una madre. Non c’è nessuna promozione in vista. Però usa la tecnica degli antichi cristiani per raccontare la figura di un genitore, che nella sua vita di professoressa ha guidato, consigliato ed istruito le persone che ha incontrato.

Lo spaccato dell’esistenza di due fratelli per narrare la loro madre.

La nuova pellicola di Moretti indaga delicatamente. Il ritratto di un’anziana madre durante la malattia. La dedizione dei figli. Le amorevoli cure. La loro esistenza. Come è possibile che una donna che sia stata maestra di vita per tante persone non ha trasmesso lo stesso entusiasmo ai propri figli? Con una madre così attenta ai bisogni ed ai sentimenti degli altri perché i figli sono così soli? La nonna-madre si accorge dell’innamoramento della nipotina, ma non si accorge della sofferenza della propria figlia. Giovanni, il figlio scapolone. Triste ma servizievole, lascia il lavoro in coincidenza della malattia della madre. Le energie vitali dei due coincidono. Non si va oltre chi ci ha generato, sembra dire il colloquio di lavoro.

E poi la chiave del film. L’assenza del padre. Totale. Gigantesca. Un vuoto invasivo. Una lacuna espansiva. Mai una parola. Un ricordo. Un oggetto.

Dalla Venere di Willendorf a Mia Madre di Nanni Moretti, 26.000 anni di madri ipertrofiche. L’uomo, questo accessorio indispensabile solo al momento del concepimento (ma l’affrancamento anche da questa necessità si avvicina), è una figura quieta, sonnolenta, comprensiva, accudente, bravo a preparare dolcetti alla mamma in ospedale. Non ha una propria esistenza, un proprio volere, proprie relazioni. È parcheggiato sotto casa, a disposizione di mammà. Auguri!!!

Ilaria Delicati - Agenzia Stampa Italia

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