Cinema Trevi-Cineteca Nazionale  presenta due rassegne che si alternano nelle stesse giornate dal 23 al 26 marzo. Le metafore armene nel cinema

(ASI) Nell'ambito delle giornate armene, che si svolgeranno a Roma dal 23 al 28 marzo 2015, con il titolo, Armenia: metamorfosi fra identità e memoria a cura dell'Ambasciata della Repubblica d'Armenia in Italia, dell'ICBSA - Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi e dell'AIS - Associazione Italiana di Sociologia-Religione, al cinema Trevi viene proposta questa rassegna cinematografica che vuole condurre per mano lo spettatore attraverso l'Armenia e la sua storia.

 

Quattro i momenti scelti per l'occasione. Si comincia con Il colore del melograno. Il film sul poeta trovatore Sayat Nova, viene presentata nella versione originale – così come pensata dal regista Sergej Paradjanov – appena restaurata. Si continua poi con l'anteprima dell'ultimo film del regista turco-tedesco Fatih Akin Il padre. Presentato a Venezia l'anno scorso, racconta il genocidio, la strenua lotta per la sopravvivenza, ma soprattutto la speranza. Il terzo film in programma è La masseria delle allodole, tratto dal libro di Antonia Arslan e diretto dai fratelli Taviani, grande affresco di una tragedia che ancora oggi cerca memoria e riscatto. A chiudere il ciclo è stato scelto Ararat - Il mondo dell'Arca di Atom Egoyan, che, intrecciando storie diverse, descrive i disperati tentativi dei protagonisti alla ricerca di un'identità.

lunedì 23 marzo

ore 20.30 Il colore del melograno di Sergej Paradjanov (Sayat Nova, 1968, 77')

presenta Alberto Crespi (critico cinematografico e conduttore di Hollywood party di Rai Radio3)

Strutturato come un susseguirsi di tableaux, o come diceva Paradjanov, di miniature, il film racconta la vita del poeta armeno del 18° secolo Sayat Nova: l'educazione monastica, la sua infanzia, il suo amore giovanile per la principessa Anna, il tempo alla corte del re Erekle II. Il film viene qui presentato nella versione restaurata nel 2014 dalla Cineteca di Bologna/L'Immagine ritrovata e da The Film Foundation's World Cinema Project (fondata da Martin Scorsese).

Versione originale con sottotitoli in italiano - Proiezione a ingresso gratuito

martedi 24 marzo

ore 21.00 Il padre di Fatih Akin (The Cut, 2014, 138')

presenta S.E. Sargis Ghazaryan (Ambasciatore della Repubblica d'Armenia in Italia)

Il padre è Nazaret Manoogian, un fabbro armeno che riesce a scampare miracolosamente al genocidio degli armeni del 1915 durante l'impero ottomano. Come in un'epopea d'altri tempi, il regista, Fatih Akin, ci accompagna nel viaggio di Nazaret, alla ricerca della famiglia, delle figlie, da cui è stato separato e nella sua lotta infinita per la sopravvivenza.

Versione originale con sottotitoli in italiano - Proiezione a ingresso gratuito

mercoledì 25 marzo

ore 21.00 La masseria delle allodole di Paolo e Vittorio Taviani (2007, 120')

presenta Alessandro Boschi (critico cinematografico e conduttore di Hollywood party di Rai Radio3)

Narra le vicende della famiglia armena degli Avakian in Anatolia all'epoca del genocidio armeno del 1915. Dalla pacifica convivenza fino alle uccisioni di massa della popolazione armena ordinate dai Giovani turchi e alle marce forzate nei deserti della Siria. Sullo sfondo la prima guerra mondiale e l'indifferenza delle nazioni europee.

Proiezione a ingresso gratuito

giovedì 26 marzo

ore 21.00 Ararat - Il mondo dell'Arca di Atom Egoyan (Ararat, 2002, 126')

presenta Luca Bandirali (critico cinematografico e conduttore di Hollywood party di Rai Radio3)

Dalle vicende di Arshile Gorky, pittore armeno testimone del genocidio degli armeni in Turchia nel 1915, al viaggio del giovane Raffi in quella Turchia dove una volta gli armeni vivevano in pace, il film racconta la grande storia dell'Armenia attraverso le vite complicate di diversi personaggi in cerca dell'identità perduta.

Proiezione a ingresso gratuito

Dal 24 al 29 marzo

Il cinema etico di Nanni Loy

«La personalità di Loy non ha una facile caratterizzazione: potrebbe entrare di diritto nel gruppo degli autori della commedia all'italiana, ma ne esce presto con opere di maggiore impegno drammatico. [...] Loy guarda i suoi personaggi con la stessa curiosità di Comencini, sa passare con grande disinvoltura dai registri del comico a quelli fortemente drammatici, ha un forte senso del racconto e del ritmo (sembra averlo appreso più da Germi che da Zampa), è discreto e affettuoso nei confronti dei personaggi (ha l'intelligenza e la sensibilità di Pietrangeli per i personaggi femminili) e in pari tempo distaccato. Loy però è soprattutto un regista che ama osservare gli altri, che descrive il dibattersi di personaggi comuni nelle ragnatele burocratiche, giudiziarie, esistenziali, come nella normale routine quotidiana, tentando di far sentire il senso della propria protesta civile con un tono di voce moderato, ma con pugno fermo. Tra le sue qualità migliori quella di mantenere nelle sue storie il gusto per l'accadimento imprevisto, lo stupore e l'ammirazione sia per la creatività italiana del vivere giorno per giorno che per la stupidità burocratico-istituzionale che assume proporzioni iperboliche. I suoi film mantengono l'imprinting stilistico morale del cinema di Zampa, con cui Loy ha fatto l'apprendistato e come insieme aiutano a ricostruire il ritratto antieroico del viaggio dell'italiano medio lungo la storia di quest'ultimo cinquantennio. Il tempo lavora a favore dei film di questo regista, accentua il retrogusto amaro delle sue commedie, ma anche il tipo di coinvolgimento e di partecipazione affettive alle avventure picaresche dei suoi personaggi. Se da Zampa ha ereditato la vena di scetticismo, da Eduardo De Filippo il senso di una tradizione profonda, il desiderio di cogliere al di là del gioco delle maschere e degli stereotipi, dei meccanismi della commedia, il senso della perdita dello spirito della napoletanità, del degrado inesorabile dell'anima napoletana» (Brunetta).

martedì 24 marzo

ore 16.30 Audace colpo dei soliti ignoti di Nanni Loy (1959, 103')

Il seguito del fortunato film di Monicelli I soliti ignoti vede la banda di borgata romana in trasferta a Milano a rubare il montepremi del Totocalcio. Il regista Nanni Loy, il consacrato maestro della candid camera televisiva, realizza un vero e proprio film jazz, dove gli interpreti e i caratteristi sullo schermo sembrano proprio seguire una partitura fatta di assoli e contrappunti. Colonna sonora di Piero Umiliani. Sui titoli di testa un ottimo cool jazz di Chet Baker.

ore 18.30 Le 4 giornate di Napoli di Nanni Loy (1962, 120')

«È la cronaca obiettiva, appassionata e commovente di quelle quattro gloriose giornate del settembre '43 in cui il popolo napoletano, da solo, più con la forza della disperazione che non con le armi, riuscì a costringere i tedeschi a lasciare la città prima ancora che gli Alleati la liberassero. Le quattro giornate di Napoli è, perciò, un film corale, dove ogni singolo episodio – ricostruito sempre sulla base di documentazioni rigorosamente autentiche – tende a fondersi agli altri per raggiungere, nella varietà delle situazioni e nella molteplicità dei caratteri, un clima unitario, dettato e ispirato da quell'impeto collettivo che condusse il generoso popolo di Napoli, pur stremato dalle privazioni e dai bombardamenti, a sollevarsi ed a vincere. L'azione è dosata con molta abilità perché seguendo passo passo la cronistoria di quei giorni, prende prima le mosse lentamente, nel clima euforico dell'armistizio, per cominciare poi ad affrettare le cadenze, in un affannoso crescendo drammatico, via via che i tedeschi occupano militarmente la città» (Rondi).

mercoledì 25 marzo

ore 17.00 Il padre di famiglia di Nanni Loy (1967, 110')

«Architetto lui, architetta lei, si sposano negli anni eroici del dopoguerra, hanno quattro figli e sognano una società nuova. A poco a poco il matrimonio si logora, lui cerca distrazioni con un'altra donna, lei finisce in clinica. Il boom degli anni Sessanta ha corrotto anche loro. Uno dei migliori film di Loy (1925-95), scritto con Ruggero Maccari. Concilia il divertimento con l'analisi sociale e l'impegno morale. Una delle migliori interpretazioni di N. Manfredi con un numero memorabile di U. Tognazzi» (Morandini).

ore 19.00 Rosolino Paternò soldato di Nanni Loy (1970, 102')

L'"accoppiata" Loy-Manfredi, che già ci aveva dato il significativo Padre di famiglia, torna qui in un allegra vicenda di satira antimilitaristica. Durante l'ultima guerra, alla vigilia dello sbarco alleato in Sicilia, un prigioniero di guerra viene paracadutato dalla parte di casa sua assieme a quattro militari americani, incaricati di una missione preventiva assai delicata. Ma la "guida", sentito l'odore del focolare, si mostra tutt'altro che utile, mette nei guai la pattuglia, crea una serie di complicazioni pur di raggiungere la fidanzata e poi, alla fine...

giovedì 26 marzo

ore 16.30 Amici miei atto III di Nanni Loy (1985, 114')

I quattro amici, ormai in età avanzata, ritentano le bravate del passato. «Proprio in un istituto per anziani trova realizzazione la maggior parte delle (ormai patetiche) "zingarate", compresa una gita al Polo Nord. Blier, presente nel primo capitolo, ricompare nei panni di un altro personaggio (ma sempre gabbato). Un ruolo anche per uno dei più grandi caratteristi del cinema italiano del dopoguerra, Enzo Cannavale» (Mereghetti).

ore 18.30 Un giorno da leoni di Nanni Loy (1961, 119')

«A Roma, dopo l'8 settembre, alcuni ragazzi inseguiti dai tedeschi si uniscono a un gruppo di partigiani che sta preparando un atto di sabotaggio. Film di formazione ispirato a un episodio realmente accaduto, con una galleria di ritratti emblematici. La prima opera importante di Loy infonde nuovo slancio a un argomento già ampiamente trattato dal cinema italiano» (Mereghetti).

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