American sniper: il bersaglio mancato di un cecchino della cinepresa?

(ASI) Mio marito e mio figlio sono tornati entusiasti dal cinema. “Mamma un film fantastico, hai visto che tiri?” “Sì amore, bellissimo.

Io ci ho provato a farmelo piacere questo American Sniper ed ero andata al cinema con le migliori intenzioni. Ho provato con tutte le mie forze a trovare un significato profondo, un senso che pervadesse la pellicola, un messaggio nascosto ma…niente. Non ci sono riuscita. Anche vivisezionando l’opera ultima di Clint Eastwood il risultato non cambia. Almeno in Gran Torino la figura paterna nella sua veste sussidiaria era un’idea originale. Il padre che spreca la sua occasione con i propri figli, comprende l’errore e non lo ripete con il giovane vicino di casa abbandonato dalla sua famiglia. Ma in American Sniper non ho trovato niente di  simile. Ero pronta ad andare oltre. Passiamo ad altro. Ma un attimo prima di cestinare il film ed il suo contenuto, le parole di mio figlio mi hanno risuonato. Il suo tono entusiastico per aver visto tutti quei combattimenti, sparatorie, missili, granate, elicotteri, cannocchiali e pallottole vaganti, sembra strano, ma mi ha fatto riflettere. Cercavo un significato o un contenuto dove semplicemente ce ne era un altro. Introspezione, personaggi dinamici o statici, intreccio, conflitti interiori…semplicemente non ci sono. Avevo sbagliato l’approccio. Il film parla della vita di un bravo soldato americano, che fa il suo lavoro molto bene e con passione. Stop. Questo è il senso, questo il significato. Va bene, l’Oscar è un po’ troppo, ma chi ha mai detto che l’Oscar significa qualità? L’ha vinto anche Titanic e non penso che qualcuno osi pensare che Titanic nasconda, anche cripticamente, il benché minimo significato. Beh, neanche American Sniper. È una specie di documentario sulla vita di uno. Come dicono i nostri figli. E se vi piacciono le armi, le bombe a mano ed i bazooka, i soldi del biglietto non saranno buttati. E se Clint voleva fare un film di destra, pomposo, per appoggiare l’imperialismo americano, beh, mamma mia, più banale di così non lo poteva fare. Ed è per questo che penso gli sia venuto male. Lui voleva fare una cosa raffinata. E gli è venuta così. Avrà avuto l’ansia da prestazione. Anche il Texano dagli occhi di ghiaccio si può sbagliare. Voleva realizzare un capolavoro d’introspezione e d’indagine interiore e gli è venuto un filmone hamburger e coca cola. Succede.

Ilaria Delicati-Agenzia Stampa Italia

Continua a leggere