Recensione : “Interstellar” di Christopher Nolan

(ASI) Osannato da certa critica e ipervalutato dai preposti siti cinematografici, purtroppo "Interstellar" non mantiene appieno le aspettative.

Nonostante i 165 milioni di budget, un regista (Christopher Nolan) unanimamente riconosciuto come uno dei migliori in circolazione ed un cast che definire "stellare" sarebbe riduttivo, la pellicola risulta a tratti prolissa e poco centrata, non tanto a causa della durata (169 minuti), quanto per la presenza di eccessive sovrastrutture, una parte centrale protratta allo stremo che mette a dura prova la palpebra dello spettatore ed una sceneggiatura che, nonostante non presenti evidenti lacune, non riesce a coinvolgere mai al 100% complice l'inserimento di personaggi di relativa importanza e il susseguirsi di clichè (il protagonista che deve salvare il mondo, l'amore come soluzione alla catastrofe, ecc.) che da Nolan proprio non ti aspetti.
Già Nolan, che esordì una quindicina d'anni orsono con 2 film low budget quali "Following", girato con la miseria di 6000 dollari ed il meraviglioso "Memento" (5 milioni di dollari), fulgidi esempi di sceneggiature d'acciaio che nonostante l'assenza di effetti speciali o manierismi rasentano il capolavoro (soprattutto il secondo), per poi partorire prodotti di assoluto valore quali "The Prestige" e il decantato (ma a mio parere sopravvalutato) "Inception", prima di reinventare la figura di Batman nella trilogia "Batman begins"-"Il cavaliere oscuro"-"Il cavaliere oscuro-Il ritorno".
La linea guida delle sopracitate pellicole è la minuziosa e riuscita caratterizzazione dei personaggi, prerogativa che in "Interstellar" viene clamorosamente meno nonostante le quasi 3 ore che il regista aveva a disposizione; il protagonista (Matthew McConaughey) non ha una sua connotazione, è in balia degli eventi ed alterna qualità caratteriali random, risultando a tratti introverso, a tratti socievole, a tratti autoritario, a tratti spaesato ed indeciso, a tratti competente su quanto concerne la materia spaziale, a tratti inspiegabilmente ignorante nella stessa materia, il tutto a seconda del contesto e non per una precisa scelta registica. Il suo rapporto coi familiari, con la professoressa Brand (Anne Hathaway) e con gli altri compagni di viaggio non si evolve mai, non viene sufficientemente approfondito e si mantiene su un livello di "galleggiamento" che alla fine della fiera lascia lo spettatore interdetto sull'effettiva personalità e sullo spessore caratteriale di Cooper (questo il nome del personaggio).
La sensazione è che se questa era l'interpretazione richiesta, non c'era bisogno di scomodare Matthew Mc Conaughey, reduce dal premio oscar per la straordinaria prestazione in "Dallas Buyers club", perché il ruolo non valorizza la levatura artistica di uno dei migliori attori della nuova generazione.
Non solo Cooper, ma anche gli altri personaggi risultano piuttosto "piatti" (Anne Hathaway e Michael Caine) o addirittura rasentano l'inutilità (evitabilissimo il cameo di Matt Damon), eccezion fatta per Murph, la figlia di Cooper che per tutto il film ha una connotazione ben definita, complice la bravura delle 3 attrici (McKenzie Foy, Jessica Chastain ed Ellen Burstyn) che la interpretano.
Il decorso della pellicola è analogo a quello di "Inception", prima parte (30-35 min) incoraggiante, parte centrale (1 ora e mezzo circa) interminabile con tanta/troppa carne al fuoco, parentesi aperte e chiuse frettolosamente e una sovrabbondanza di personaggi che non fanno altro che confondere lo spettatore e distoglierlo dal fulcro della situazione, fino ad un finale indubbiamente molto bello, che chiude il cerchio e regala una soluzione a tutto o quasi, ma lo spettatore vi arriva provato, demotivato..
Terminata la pellicola la sensazione che si ha è propria questa, un ottimo finale non basta ad appagare lo spettatore, chi inneggia al capolavoro (e sono in parecchi) mi trova in pieno disaccordo, ancor di più chi paragona "Interstellar" a "2001 odissea nello spazio", qualche richiamo qua e là c'è, ma per restare in tema, siamo lontani anni luce dalla poesia e dall'impatto emotivo del lavoro di Kubrick..
Alessandro Antoniacci-Agenzia Stampa Italia

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