Anteprima europea di Lucy al Festival di Locarno. Come, secondo Luc Besson, si costruisce un dio. Anzi, una dea.

(ASI) 67ma edizione Festival del Film di Locarno. È un action movie filosofico e altamente spettacolare l’ultimo lavoro di Luc Besson. Con una Scarlett Johansson convincente e un Morgan Freeman che non ha bisogno di alcun commento, la storia apparentemente semplice si dipana tra il pulp e la fantascienza.

L’essere umano utilizza le proprie capacità intellettive solo per il 15% - meno dei delfini - ma cosa accadrebbe nel momento in cui riuscisse ad attivare il restante 85%? Per il professor Freeman, massima autorità nel campo dello studio sulle potenzialità cerebrali umane, inizialmente sarebbe in grado di “vedere” molte più cose (la linfa che scorre all’internodegli alberi, ad esempio), poi comincerebbe ad avere una diversa consapevolezza del proprio corpo, modificandolo a piacere, e del corpo degli altri, governerebbe le onde elettriche ed elettromagnetiche fino ad andare incontro ad una costante diminuzione delle emozioni e ad un gigantesco aumento della percezione. La fase finale – ma questo il professore non lo sa –  consentirebbe di arrivare al processo inverso alla divisione cellulare e di ritrovarsi in un unicum che il tutto contiene, che il tutto è. Lucy è una ragazza che, involontariamente, diviene la cavia per una nuova droga sintetica in tutto simile alla sostanza che una madre produce alla sesta settimana di gestazione. Quella che, per intenderci, consente al feto di sviluppare gli arti. Gli effetti sono sconvolgenti: Lucy diventa il primo essere umano ad avere accesso alla conoscenza totale. Questo comporta una serie di conseguenze e di interrogativi: cosa sa di preciso lucy, cosa è diventata? La risposta, in un crescendo di scene spettacolari e disquisizioni filosofiche in pillole, arriva a conclusione del film: l’essere umano che tutto sa, tutto può e di tutto ha percezione non è più un essere umano, ma un dio. In questo caso, una dea. Numerose le citazioni e gli omaggi: Kubrik innanzitutto, ma anche John Landis (come non pensare a lui guardando le macchine che, nella folle corsa verso l’ospedale, si accartocciano e ammonticchiano ai lati della strada?), David Soren e i fratelli Wachowski, senza dimenticare Michelangelo Buonarroti la sua Creazione di Adamo. Infine una considerazione: la conoscenza sciamanica, quella per intenderci in grado di amplificare ed orientare il sentire e la visione di interi gruppi umani grazie ad una guida, dipende nelle popolazioni primitive dall’utilizzo di droghe. Che sia questa l’unica via per arrivare alla comprensione globale della realtà e all’unità macro-microcosmo? Lucy, il primo ominide di cui ci sono giunti i resti (un Australopithecus afarensis), deve il proprio nome alla canzone “Lucy in the Sky with Diamond” dei Bealtes, il cui acronimo è appunto LSD.

Fabio Simonelli-Agenzia Stampa Italia

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