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Gravity sfida la “gravità” della storia del cinema con 11 nomination.

(ASI) Silenzio. Che significato si può dare al silenzio? Ci sono silenzi di dissenso, di disapprovazione, di riflessione e altri ancora sono di contemplazione. Cosa si può dire quando la potenza dell’universo ci si manifesta davanti agli occhi, trascinando via le nostre preoccupazioni o i nostri dolori? Nulla. Si può stare in silenzio e farsi incantare dalla Bellezza del Creato.

Un silenzio che culla, un silenzio che rigenera, un silenzio che può essere metafora della vita stessa. Gravity, il film di Alfonso Cuaròn, non ci racconta solo la vicenda abbastanza lineare della dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock) che, rimasta sola nello spazio dopo una sfortunata missione, deve cercare di ritornare a casa, ma è molto di più. Il film è cinema puro, originale nelle riprese, che fluttuano come se sentissero il peso della gravità, per calarci in quell’atmosfera, che a tanti anni dallo sbarco sulla Luna, è ancora un sogno quasi di fantascienza per l’umanità. Gli effetti speciali meravigliosi arricchiscono questa poesia della pellicola con immagini suggestive e mozzafiato: il tramonto sul Gange, l’Italia vista dall’alto, le meteoriti che bruciano, la forza e la pace dello spazio sono tutti simboli di quello che è una vera e propria metafora della vita. Ryan Stone, donna con un nome da uomo, simbolo quindi dell’umanità, inizia la sua avventura in compagnia di un uomo, il suo capitano (George Clooney), ed è proprio un atto d’Amore, un vero atto d’Amore, che permette a Ryan di iniziare la sua avventura. C’è una ripresa bellissima della Bullock che sembra un feto, come a sancire l’inizio del suo cammino, della sua esistenza, che però è colma di ostacoli e imprevisti, ma che è sempre tenuta viva dalla speranza. Una speranza che combatte contro un dolorosissimo passato, che trova appigli in una Fede scoperta per quanto mai conosciuta. Fantascienza, cinema, spiritualità e tante domande dunque sono il sostrato a questo lavoro che da un punto di vista degli spunti e della tecnica è meraviglioso. Una donna, che sfida spinta da un qualcosa di misterioso e di umano nello stesso tempo, tutte le leggi naturali per arrivare a una sua evoluzione e per compiere una vera e propria rinascita nella sua accezione più completa. Ora si può capire perché Gravity sfida la storia del cinema con 11 nomination. Se sembrano un atto dovuto miglior regia, miglior scenografia, miglior fotografia, miglior effetti speciali e combattuti i riconoscimenti per il miglior sonoro, miglior colonna sonora, miglior attrice protagonista, miglior montaggio, non convincono quelli per la miglior sceneggiatura originale, visto che la trama è l’unica pecca di questa poesia in pellicola e ciò può portare dei rischi per l’ambitissima statua del miglior film e per la nuova per il miglior film britannico. A ogni modo, Gravity a prescindere se vincerà o meno la sfida alla “gravità” della storia del cinema, lascia un qualcosa allo spettatore e un posticino se lo è già ritagliato. Forse non sarà “la storia pazzesca da raccontare”, ma si sa le più belle storie nascono dentro di noi e questo film può dare quell’input iniziale.

 

Daniele Corvi – Agenzia Stampa Italia

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