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American hustle. L’apparenza inganna.

(ASI)Quello che intriga oltre all’accattivante titolo, è che la vicenda si ispira a fatti veri. Per la precisione a un’operazione poliziesca volta a incastrare uomini politici di un certo calibro. Tutto parte da due amanti, una sorta di Bonnie and Clyde della truffa: Irving Rosenfeld (Christian Bale) e Sydney Prosser (Amy Adams). L’incontro di due persone spregiudicate, fantasiose e con una certa propensione a ingannare il prossimo fa sì che la coppia diventi particolarmente abile nelle loro truffe, tanto da attirare l’interesse del FBI. L’ambizioso e un po’ folle poliziotto Richy Di Maso (Bradley Cooper)  obbligherà con un espediente i due amanti a collaborare in cambio della loro impunità, per dare avvio a una mega trappola che parte dal sindaco italo-americano Carmine Polito (Jeremy Brenner) per arrivare ai vertici della nazione  e della mafia. Le cose non saranno semplici, visto il triangolo amoroso che coinvolge i tre protagonisti, gli interessi contrastanti, la complessità e gli svarioni dell’operazione e anche l’imprevedibile moglie di Irving, Rosalie, interpretata con molta ironia e simpatia da Jennifer Lawrence.  Il cast annovera anche un ottimo Robert De Niro, che ritorna a vestire certi panni che lo hanno reso celebre e non stiamo parlando di quelli del pugile, visto il concomitante film con Stallone sul pugilato. Il film inganna in quanto avrebbe tutti gli ingredienti per uno di quei bei lavori a sfondo storico-politico, visto la delicatezza dei temi, ma prende un versante forse un po’ troppo comico, alleggerendo la veridicità dei fatti e prendendo persino le connotazioni di una commedia musicale. Inoltre bisogna segnalare dei limiti nella sceneggiatura, che rendono il film a tratti noioso, nonostante la bravura di tutti gli interpreti, i protagonisti su tutti. L’esperimento del regista David Russell è pertanto azzardato e per questo può portare a diversi e contrastanti giudizi. Personalmente riteniamo poteva mettersi sulla scia di “Un prova a prendermi” o anche, con le dovute proporzioni, a “Quei bravi ragazzi”, ma i pezzi musicali, l’alleggerimento eccessivo della drammaticità dei fatti, che sbeffeggiano tutti e tutto, riducono la portata del film, rendendolo una sorta di ibrida, spesso poco armonico. A ogni modo il bello di un film è anche quello di spaccare nei giudizi. E dunque è un gran film American huslte? L’apparenza inganna. O è stato ingannato il recensore? Il film ha comunque 10 nomination oltre ai quattro interpreti (Bale, Adams, Cooper, Lawrence) al regista, sceneggiature originale, la scenografia, i costumi,  trucco, si contende l’ambitissima statuetta per il miglior film con Gravity (11 nomination), Philomena, Captain Philips e 12 anni schiavo. Quanti ne prenderà?

Daniele Corvi - Agenzia Stampa Italia

 



 

 

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