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“A proposito di donne”: La figura femminile torna protagonista  sugli schermi e dietro le quinte del cinema Zenith di Perugia

(ASI) Anche quest'anno il cinema Zenith di Perugia ha voluto rendere protagonista la figura femminile attraverso una serie di incontri che, come negli scorsi anni, ci faranno “tremare il cuore”.

Arrivato alla quinta edizione A proposito di donne, rassegna organizzata con il Centro per le Pari Opportunità della Regione, tenta di riflettere sulla condizione della donna, nel cinema e nella società, promuovendo un cinema declinato sull’esperienza femminile nell'ambito delle iniziative per l'8 marzo - Giornata Internazionale della donna . “L’edizione 2013- ha dichiarato il Direttore artistico del Festival, Andrea Fioravanti- si contraddistingue per la ricchezza del programma, che si avvale - quest'anno - di nuovi contenuti. Il progetto, ideato per valorizzare la discussione sulle tematiche di genere utilizzando come strumento di comprensione della realtà il linguaggio cinematografico, ha previsto il coinvolgimento delle studentesse e degli studenti del Liceo Artistico 'Bernardino di Betto' di Perugia. Già dal mese di gennaio, infatti, gli studenti e i loro insegnanti sono stati protagonisti di workshop e laboratori, che hanno portato alla realizzazione di "microfilm" scritti, diretti ed interpretati dagli stessi studenti. La rassegna di quest'anno propone cinque serate (5 - 12 - 19 – 26 marzo; 9 aprile 2013) e, come di consueto, saranno presenti alle proiezioni dei film le registe stesse, testimoni e rappresentanti di una nuova generazione di donne, che attraverso il proprio lavoro e la propria esperienza, si fanno portatrici di un autonomo punto di vista e di quelle narrazioni, che il cinema spesso fatica a raccontare. La rassegna è iniziata proprio con “un’amica” del cinema Zenith, già ospite con il suo primo film Cosmonauta e che, in data 5 marzo, ci ha presentato il suo secondo lungometraggio che racconta  una storia al femminile legata alla memoria e all’identità, (La scoperta dell’alba, tratto dall'omonimo romanzo di Walter Veltroni).”

Il cinema di Susanna Nicchiarelli, alla sua seconda prova, ribadisce e genera un sentimento di purissima nostalgia, diffuso dentro una storia privata che, alla maniera di Cosmonauta, diventa una storia di tutti. La Storia di un Paese che la regista romana indaga attraverso i sentimenti e lo sguardo di una, due e tre bambine. La Luciana comunista di Cosmonauta, la Caterina e la Barbara di La scoperta dell'alba. Certo, in alcuni momenti la sopensione dell’incredulità non è fortissima, ma il vero motore dell’opera sono i personaggi, disegnati dall’autrice davvero con delicatezza e profondità, a partire dalla coppia Margherita Buy Sergio Rubini (compagni in crisi nel film ex compagni nella vita vera).

Al centro di questa storia ci sono due sorelle, la Roma degli anni Ottanta, i cortili delle università prese d'assalto dai brigatisti e la scomparsa del professor Lucio Astengo il loro papà.

Vent'anni dopo, le figlie/sorelle Caterina e Barbara Astengo, non hanno ancora ubbidito alla magica forza del ricominciare. Cercano ancora un Padre che è sparito senza lasciare traccia.

Di seguito riportiamo l'intervista rilasciata al Prof. Fioravanti dalla regista Susanna Nicchiarelli, lo scorso 5 marzo.

 

1.Prima di vedere La scoperta dell’alba, vorrei chiederLe semplicemente come mai la relazione con il passato è un momento fondamentale della propria identità nelle storie che racconta  nei suoi film?

“Il passato, soprattutto la nostra memoria, è il fondamento della nostra identità di uomini e di donne, non c’è identità senza memoria. In realtà quella del “ricordo” è proprio una mia ossessione, come anche quella della propria storia, della propria storia di famiglia e di tutto quello che costruisce la nostra identità. Il passato costruisce la nostra identità, per questo ho realizzato film come Cosmonauta e La Scoperta Dell’Alba. Il primo era tutto ambientato negli anni ’60, il secondo ha una doppia ambientazione, dato che vediamo la protagonista sia nei giorni nostri che da bambina. Lei parte proprio dal passato per costruire la sua identità di donna oggi.”

 

2.La cosa che più mi ha colpito di questo Suo secondo film è che la scoperta di un altro passato ha diversi piani di lettura... Sia nel rapporto con i genitori che in quello dell'Italia con la storia contemporanea.

“La volontà è stata quella di raccontare come questa storia sia, in generale, una storia che parla del passato e del rapporto che tutti gli adulti hanno con il proprio vissuto. Nello specifico parla di una determinata generazione che è nata proprio in quel contesto li, non si poteva scappare da questo. C’era una specifica ambientazione, ma non era quella il soggetto del lavoro. Il mio intento era quello di svelare il rapporto che tutti abbiamo con la nostra infanzia, sviluppare una riflessione sul rapporto padri-figli, sull’identità personale e collettiva.”

 

3. Come è arrivata a fare un film sul romanzo di Walter Veltroni? Quando ha capito che il romanzo di Veltroni possedeva gli elementi necessari per poter essere tradotto in un' opera cinematografica?
Cercavamo un soggetto fantastico, ne avevamo presi in considerazione diversi, poi mi consigliarono 'La scoperta dell’alba'... lo lessi e mi accorsi che aveva tutte le potenzialità per la resa cinematografica, si sposava con l’obiettivo che ci eravamo dati, che mi ero data: raccontare una storia che dividesse la sua natura in due parti. Da una parte la provocazione di un soggetto fantastico, dall’altra la potenzialità di una storia molto italiana, fatta di sentimenti umani, di rapporti relazionali genitori-figli, in un contesto storico che mi apparteneva, seppur in parte, come appunto il periodo degli anni Settanta, delle Brigate Rosse.”

4. Finora abbiamo parlato di Lei come regista, ma ricordiamo che compare anche in veste di attrice nei Suoi film... ci parli del doppio ruolo e della scelta del cast.

“Sono due ruoli diversi, ma li metto sullo stesso piano, perché fanno parte di tutto il lavoro che faccio su un film. Recitare nei film rappresenta per me un modo per lavorarci dall’interno, sui personaggi, sugli attori, su me stessa. Poi essere parte del cast mi aiuta molto a dirigere gli altri attori...”

 

Maria Vera Valastro- Agenzia Stampa Italia

 

 

 

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