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Re della Terra selvaggia: il film delle rivelazioni.
(ASI) “Quando si rompe un piccolo pezzo dell’universo si rompe l’universo”. Un inno ai piccoli, agli umili e se si vuole essere “coisi” (citazione della protagonista) bisogna tenere in considerazione e imparare a prendersi cura di chi è più debole di noi. La vicenda è quella della piccola Hushpuppy, bambina nordafricana che vive con il burbero padre e insieme ad altri emarginati nella “vasca” una zona paludosa sul delta del Mississipi spesso alle prese con inondazioni. Un’esistenza ai margini, fuori da leggi, comodità, lontana dal nostro modus vivendi occidentale, ma che ha anche i suoi valori, le sue regole a volte molto più chiare delle nostre. L’opera del sorprendente Ben Zeitlin riesce con un linguaggio cinematografico innovativo a darci la dimensione dei pensieri e della realtà della giovanissima Hushpuppy, interpretata in maniera magnifica dal prodigio Quvenzane Wallis con movimenti veloci ad altezza bambina. Regista e protagonista hanno letteralmente conquistato il mondo ottenendo una sorprendente nomination agli Oscar. Il film (candidato pure come miglior film e miglior sceneggiatura) è un lavoro pieno di riflessioni, spunti, un qualcosa da apprezzare e che porta un punto di vista diverso rispetto alla Hollywood che noi tutti conosciamo. Essendo a low budget ovviamente ci sono dei limiti tecnici e talvolta tende a essere lento e con qualche limite di sceneggiatura. A parte ciò non si può negare il valore di questa pellicola, che, chiariamoci, non è un capolavoro, ma è un bellissimo manifesto sul rapporto genitori-figli e sull’esaltazione dei piccoli, che sono la chiave del futuro. Ben tratteggiata la figura del padre che viene poco a poco svelarsi, che sembra egoista, disinteressato, severo cercherà di dare l’insegnamento più grande alla sua figlia imparare a occuparsi di sé stessi. Hushpuppy, seppur in un arco temporale ridotto, crescerà moltissimo, divenendo più forte e sicura, conquistandosi il “titolo” di “re della terra selvaggia”. Un ultimo cenno lo merita l’enfaint prodige Wallis che entra con forza nella storia del cinema; forse candidare una bambina all’Oscar o perché no addirittura farglielo vincere mi sembra eccessivo anche in un’ottica formativa. Era meglio lodarla, formarla, ma tenerla lontano da certe competizioni, anche perché questo talento recitativo lo hanno moltissimi bambini che sono ancora naturali e vedono ciò come un gioco. Questo è l’unico  neo negativo del film, l’aver “sfruttato” l’indiscutibile estro della Wallis e aver portato l’attenzione su lei e sul film, ma si sa a Hollywood queste cose piacciono molto.

Voto film: 8

Voto regia (Behn Zeitlin): 9

Voto miglior attrice (Quvenzhane Wallis): 10

Voto sceneggiatura: 7

Daniele Corvi – Agenzia Stampa Italia

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