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Società. C'era una volta la famiglia.

(ASI) Un padre, una madre, tre o quattro figli ed uno o due nonni che spesso facevano da consiglieri e che coccolavano i nipoti. I genitori non erano "amici" dei figli anche se volevano loro bene come oggi e forse di più, ma erano "superiori" ai quali si doveva rispetto ed obbedienza.

Le gerarchie erano precise e nessun figlio si permetteva, neppure se arrabbiato, di dare degli stronzi ai genitori né di mandarli a vaffa.. come succede oggi che è subentrata l'amicizia.

I genitori controllavano da vicino i figli, ne valutavano le frequentazioni, sentivano il giudizio dei professori per sapere se essi studiavano o facevano i lazzaroni e gli davano l'olio di fegato di merluzzo per le vitamine e qualche scappellotto per rimetterli in carreggiata quanto ai comportamenti.

I padri, in special modo, si giocavano la popolarità in cambio della buona educazione e le madri non dissentivano mai dai giudizi e dalla condotta dei padri, dando così la sensazione che il "fronte" era coeso e che la ragione era dalla parte dei genitori.

I buoni comportamenti erano premiati e quelli cattivi erano puniti per il semplice scopo di fare capire ai figli che i doveri debbono essere la contropartita dei diritti e nella società civile, per convivere con gli altri, sai devono rispettare delle regole e non si può seguire solo l'istinto come le bestie.

Il buon esempio dei genitori ed il deterrente delle punizioni erano la base di una sana educazione.

Con alti e bassi, con risultati a volte buoni ed a volte un po' meno, la vita andava avanti abbastanza bene ed una serie infinita di generazioni era cresciuta nel sostanziale rispetto dei genitori, del prossimo, delle regole sociali e di se stessi.

La società aveva prodotto brave persone e cattive, onesti e disonesti, capaci e sfaticati, ma nel complesso la media era abbastanza buona e certamente migliore che non oggi!

Dopo alcune migliaia di anni è arrivato qualcuno che ha detto che tutto quanto era stato fatto prima era sbagliato, che le gerarchie famigliari erano un sopruso, che in quel modo le personalità dei figli erano represse, compresse e crescevano distorte e piene di complessi ( maledetto Freud.!)

Hanno detto che la costrizione e l'autorità non sono educative e che si deve lasciare libero sfogo al proprio istinto per una crescita armoniosa, naturale ed equilibrata.

Con la prepotente arroganza caratteristica delle "anime belle" non hanno discusso le loro teorie, ma le hanno imposte.

I genitori non hanno avuto più una funzione di guida e di riferimento, ma sono passati tra i portatori di valori obsoleti, fasulli ed ipocriti ed i giovani sono cresciuti con la convinzione di sapere tutto a sedici anni, con il tacito e complice avallo dei "guru" della psicanalisi e della pedagogia, novelli sacerdoti di una religione dell'anarchia.

I nonni, terminato l'incarico di "babysitter", sono diventati merce da rottamare in qualche ospizio od in balia di qualche badante senza considerare il rispetto loro dovuto, né la perdita di quel bene prezioso che è la loro esperienza!

Non pretendiamo di giudicare sul piano dottrinale le nuove tesi educative perché non ne abbiamo i titoli e non abbiamo il talento da azzeccagarbugli necessario per tali battaglie.

Però possiamo certamente trarre delle conclusioni dai fatti concreti che non possono essere manipolati da nessuna dialettica professorale.

Se i metodi più moderni e recenti fossero stati quelli giusti, dovremmo avere oggi una società di giovani modello o perlomeno molto migliori di quelli delle passate generazioni.

Non ci pare che sia così e lo vediamo dai comportamenti quotidiani della nuova gioventù che purtroppo riempiono le cronache dei media.

Droga, ubriachezza, promiscuità, violenza, sono gli ingredienti che confezionano la quotidianità.

Dagli stadi, alle strade, alle discoteche assistiamo alla degenerazione dei comportamenti sociali mentre l'onestà è diventata la zavorra degli stupidi ed il lavoro costante e faticoso una condanna dalla quale si deve cercare di evadere con qualsiasi scorciatoia, lecita o illecita!

I casi come l'omicidio di Perugia o la strage di Novi Ligure sono solamente la logica conseguenza, seppure esasperata, di un clima di generale amoralità e di una egoistica visione della vita.

Ed infine scarsa progettualità esistenziale e scarsi traguardi ideali che sono anche la conseguenza di una subcultura che blocca gli orizzonti alle "veline" ed ai calciatori.

Forse è ora di ritornare sui nostri passi e di riproporre un ritorno alla famiglia di una volta, con il rispetto delle regole, magari con il sussidio di qualche scappellotto .!

 

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