La ragazza che voleva ibernarsi vince la causa. Viaggio nella crionica

McCray Alcor(ASI) Londra- Una chance per guarire, anche fra un qualche secolo. Al termine della battaglia legale il giudice dell’Alta corte Inglese ha chiesto l’ibernazione per la 14enne malata di cancro che aveva mandato la domanda al fine di essere poi curata nel futuro. Ora che la ragazza è morta, il suo corpo sarà trasportato negli Usa, presso l’azienda per la criopreservazione più famosa al mondo.


L’Alcor di Scottsdale, in Arizona, non è solo il nome di una stella, ma una fondazione nata nel 1972 per l’allungamento della vita attraverso il congelamento. Oggi è il massimo riferimento nel campo della crionica, la preservazione di persone e animali che in altri modi la medicina non sarebbe in grado di curare.
L’azienda, molto in voga negli ultimi tempi, fornisce attraverso i suoi portali informazioni e dati sulle tecniche usate e sui loro effetti sul paziente. Con un centralino di domande e risposte fornisce anche una consulenza quotidiana.
Le pratiche di ibernazione presso l’Alcor hanno un costo economico di 43mila euro circa e il numero di richieste è in crescita. Finora 104 uomini e 39 donne hanno ricorso alla criopreservazione del proprio corpo, mentre fra i vertici internazionali di medicina l’argomento è ancora molto dibattuto.
L’ibernazione avviene a circa -196 gradi centigradi in azoto liquido, ma è contestato l’uso dei crioprotettori, previsti dai metodi della stessa Alcor. Questi sarebbero infatti dannosi per tipi di cellule come quelle neuronali, sebbene i primi crioprotettori vennero sviluppati nel 1990 per proteggere gli organi destinati al trapianto.
Nel campo della crionica ci sono quindi ancora tanti passaggi da mettere a punto, per via medico-biologica come di natura legale.
Chi risveglierà i pazienti? Quando i corpi saranno scongelati? Cosa accadrà alle proprietà terrene delle persone destinate all’ibernazione? L’Alcor spiega che solo persone appena decedute possono essere sottoposte alla criopreservazione, mentre ancora nessuno è effettivamente tornato a vivere dopo questo processo.
L’Alcor opera anche nel campo della ricerca, con una vasta letteratura, soprattutto per proteggere i corpi congelati da fratture o danni dovuti alla vitrificazione dei tessuti, altra conseguenza dei crioprotettori.
I vertici dell’azienda tendono a precisare che la criopreservazione non è una pratica mortuaria, anche se i risultati effettivi saranno riscontrabili ben dopo la scomparsa di questa generazione.

Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia

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